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“In autunno i licenziamenti saranno inevitabili”. Il monito è autorevole e viene da sinistra

Pubblicato il 15/06/2020 10:43 - Aggiornato il 15/06/2020 19:43

Senza un governo capace di reagire mettendo in campo misure adatte alla situazione sarà atroce e lenta la ripresa economica. Secondo le previsioni fatte dall’Istat e riferite da Il Fatto Quotidiano, il Pil del 2020 subirà una “contrazione del 8,3%”, ma il numero più drammatico è quello che riguarda l’occupazione. Le ‘unità di lavoro’, che erano circa “24 milioni a fine 2019, caleranno del 9,3%: equivale a oltre 2 milioni di posti in meno”.

Con l’autunno i “licenziamenti saranno inevitabili”. Sarebbe inutile prorogare il divieto di ‘mandare via’ imposto dal governo. Sono necessari degli aiuti per mettere nelle condizioni le imprese di poter lavorare e ‘rioccupare’.

Un primo colpo conseguente ai mesi lockdown, percebile dai dati che vengono forniti dalla recente nota pubblicata dal Ministero del lavoro. Solo nel primo trimestre del 2020 rispetto al medesimo periodo del 2019, “il numero dei contratti attivati ha subito una contrazione del 10,4%”. 

Gli andamenti registrati nel primo trimestre risentono dei primi effetti delle misure di contenimento dell’epidemia adottate del governo. Tant’è che il rispettivo calo delle attivazioni, “è attribuibile quasi del tutto al mese di marzo (-36,8%), mese in cui le misure restrittive hanno comportato l’interruzione di tutte le attività, ad esclusione dei servizi essenziali, sull’intero territorio nazionale”. 

Ma in Italia, lo Stato non è capace di fare impresa e agevolare con le proprie politiche -lo spiega chiaramente Pietro Ichino, ex parlamentare del Pd e giuslavorista tra i più importanti del Paese, in un’intervista del quotidiano “Libero”- “A partire dalle tasse, che sono indubbiamente “il nemico più temibile in Italia”.

Inoltre, il professore di diritto del lavoro dell’Università Statale di Milano enfatizza quanto sia irragionaevole e assurdo il paradosso all’interno del quale l’Italia sta naufragando. Da un lato “troviamo con facilità decine di miliardi per le “politiche passive del lavoro”, cioè per il pur necessario sostegno al reddito di chi è senza lavoro, dall’altro non troviamo “nemmeno un euro per investire nelle politiche attive”. “La riduzione dell’Irap operata dal governo va bene, ma verrà pagato con l’introduzione di altri barzelli” e la priorità è quella di “ridurre il peso fiscale sul lavoro e impresa”.

Una tra le maggiori difficoltà è l’incontro fra domanda e offerta di cui il nostro mercato del lavoro da sempre soffre. Nel pratico secondo Ichino, mancherebbero “servizi capillari di informazione e orientamento professionale, in collaborazione con le imprese. Manca la “coerenza tra sbocchi effettivi e formazione impartita”. 

Insomma, i fan di Conte &Co sono avvertiti: sarà un autunno caldo.