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“Prigioniera di Immuni”, l’app mette ai ‘domiciliari’ una donna, la Asl non fa il tampone

Pubblicato il 22/06/2020 09:56

Immuni l’ha messa in quarantena, ma dalla Asl non ne vogliono saperne di fare il tampone. L’assurda storia di una signora barese alle prese con la nuova frontiera della prigionia post Covid-19, quella voluta e decisa da una app. Immuni ha infatti segnalato la signora perché entrata in contatto con un presunto soggetto positivo al Covid-19: “Mi hanno messa ai domiciliari senza una ragione”, racconta a La Gazzetta del Mezzogiorno. Lei, una signora barese di 63 anni, è furibonda: “Sono incazzata nera!”. Si sente un leone in gabbia nel suo appartamento in pieno centro dove la Asl le ha imposto di stare rinchiusa per 15 giorni.

Come si legge nell’articolo firmato da Marco Seclì, per la signora “fine settimana rovinato e pure il prossimo rischia di esserlo se non sarà ‘scarcerata’ prima”. E lei spiega: “La mia colpa? Aver scaricato la app Immuni, aver avuto senso civico”. E la sua storia diventa emblematica dei contrattempi cui può andare incontro chi ha sul cellulare l’applicazione per il ‘contact tracing’, che dà l’allarme quando si è stati vicini a un contagiato dal coronavirus.

“Sono stata un paio d’ore al mare – racconta la signora al quotidiano – osservando il distanziamento interpersonale. In serata io e mio marito siamo andati a cena con parenti, sempre osservando le norme di sicurezza, a partire dall’uso delle mascherine nei casi previsti. Domenica mattina sono stata un’oretta al mare, in un punto di litorale non affollato, in compagnia di mia cugina, prima di lasciare la villa e rientrare a casa in città per il pranzo”. Nel pomeriggio la sorpresa. Immuni le invia un segnale di allerta, con un codice da comunicare al medico di base, che il giorno seguente avvisa la Asl.

E martedì pomeriggio, attraverso una mail e una telefonata del Dipartimento di prevenzione, scattano i “domiciliari” per 15 giorni. A quel punto “chiede di poter provare la sua negatività con il test sierologico o con un tampone e la risposta è sempre no. Il marito e la figlia della signora, dovendo eseguire esami diagnostici, si sono peraltro sottoposti al tampone in settimana: negativi. “Eppure hanno corso il rischio di restare confinati pure loro”, aggiunge. Il problema dei falsi positivi è già emerso e gli sviluppatori della app sono al lavoro alle soluzioni. Nel frattempo, c’è chi resta vittima dell’algoritmo impazzito della app. I dubbi le restano…

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