Colpi di scena continui, come in una soap. Con gli italiani, un po’ increduli, incollati allo schermo per seguire le peripezie di un governo imploso di colpo dopo lo scisma salviniano e poi tornato in scena in versione 2.0, senza più la Lega ma con la bizzarra alleanza tra Pd e Cinque Stelle. Spiazzati non sono rimasti però soltanto gli elettori, che certo non avrebbero mai immaginato tante acrobazie parlamentari, ma anche tutti quei manager impegnati a giocare la loro personalissima partita sul fronte nomine. E costretta a riallinearsi in fretta e furia, mollando il Carroccio per accorrere (di nuovo) al Nazareno.
La partita non è semplice, considerando che oltre ai due partiti di governo, i pretendenti dovranno confrontarsi anche con il peso crescente di un Conte sempre più protagonista e con la nuova creazione renziana, quell’Italia Viva che turba i sonni del neonato esecutivo. Le partite più importanti si giocheranno in primavera: Eni, Enel, Leonardo-Finmeccanica, Poste. Situazioni diverse, tutte da tenere d’occhio. Difficile immaginare, ad esempio, la sostituzione di Francesco Starace, messo a capo dell’Enel da Renzi ai tempi del suo governo e difeso ora strenuamente dallo stesso ex premier, che in lui vede la figura perfetta per incarnare il nuovo corso all’insegna della “green economy” cara a Bruxelles.
Diversa la situazione in Eni, con Claudio Descalzi che rischia di saltare a causa di una serie di scandali che lo hanno visto coinvolto negli anni e della sua recente vicinanza a Salvini. Tra i nomi caldi per la sua successione, il geologo Alessandro Puliti e Luca Bertelli (numero uno di Exploration Officer) sono i più gettonati. Se la scelta dovesse ricadere su un interno, è invece Franco Bernabé il principale indiziato, forte dei buoni rapporti con Casaleggio e della stima che i dem nutrono da tempo per lui.
Non ci sono solo i big dell’energia, però. L’ad di Cassa e Depositi Fabrizio Palermo dovrebbe rimanere al suo posto, difeso strenuamente dai Cinque Stelle. A marzo andranno rinnovati i vertici di Leonardo, con l’ad Alessandro Profumo che difficilmente sarà confermato e l’incognita del rinnovo del presidente Gianni De Gennaro, fin qui in pessimi rapporti col mondo pentastellato. In Fincantieri, Giuseppe Bono sembra destinato a proseguire il suo personalissimo regno che dura ormai da ben 17 anni.
Al Dipartimento informazioni per la sicurezza, probabile l’addio del generale Gennaro Vecchione. Al suo posto c’è l’idea tutta interna di Bruno Valensise o quella dell’arrivo dell’attuale capo dell’Aise Luciano Carta. All’Aisi, Mario Parente avrebbe dovuto cedere il posto a Vittorio Pisani, indebolito però dal suicidio politico di Salvini che era il suo principale sponsor. Con Renzi protagonista della scena, crescono così le quote di Valerio Blengini. Un caotico vortice in cui le sorprese sono solo all’inizio: nei prossimi mesi, se ne vedranno sicuramente delle belle.
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