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Il regalo di Natale di Khamenei all’Occidente

Pubblicato il 28/12/2024 12:20

«Per me la libertà è tutte quelle cose che posso fare nella mia normale e di cui non mi rendo neanche conto, ma acquisiscono un valore quando torno, per esempio, dall’Afghanistan, dall’Ucraina o dall’Iran».
Così rispondeva a una domanda Cecilia Sala, 29 anni, giornalista in forza al Foglio, giornalista curiosa di questo tempo in cui il telefonino diventa un bloc-notes con cui montare un podcast. Oggi quelle parole aumentano di volume perché Cecilia è in una cella di isolamento, arrestata in quello stesso carcere duro dove il regime iraniano infila i dissidenti. Arrestata con quale motivo non si sa visto che tutto è avvolto in una espressione che significa tutto e niente: comportamenti illegali. Allora vale la pena domandarsi cosa intendano Khamenei e la repubblica degli ayatollah con queste due parole, se non una dimostrazione all’Occidente che il regime non ha paura di quel che sta accadendo in quella tormentata area geografica.


Invece eccome se ha paura. Ha paura che una cronista non ancora trentenne dia la parola a una ragazza iraniana di 21 anni chiedendo al mondo di ricordare cosa significhi essere ragazza e donna sotto il regime. “Una conversazione sul patriarcato a Teheran” è stato infatti l’ultimo lavoro che la Sala ha consegnato alla redazione di Chora News per le sue Stories, qualche ora prima di essere arrestata. Di Cecilia si erano cominciate a perdere le tracce il 19 dicembre; era entrata in Iran con tutte le carte in regola. Doveva ripartire il 20 ma su quel volo non si è mai imbarcata. Il silenzio: telefono irraggiungibile. Le linee si apriranno solo dal carcere, sotto la sorveglianza di chi ce l’ha in consegna. Si capisce – nelle telefonate, una alla madre e una al fidanzato anch’egli giornalista – che non è libera di dire tutto. “Sto bene” e “Fate in fretta a liberarmi” si limita a far sapere. Il governo si attiva, manda l’ambasciatrice Paola Amadei a sincerarsi delle condizioni e avviare nel massimo riserbo le trattative con il regime. Ecco il… regalo di Natale che Khamenei fa non solo all’Italia ma all’Occidente che gli entra in casa per seminare zizzania; perché questo crede il regime quando si concede libertà di parola al popolo. È un “comportamento illegale” fare giornalismo, illuminare sulla condizione delle donne e delle persone più in generale; è come far divampare un incendio (L’Incendio. Reportage su una generazione tra Ira, Ucraina e Afghanistan” è l’ultimo libro scritto da Cecilia) che non sanno come domare diversamente se non col dissenso.


Su questo scacchiere tocca ora all’Italia muovere le pedine più delicate per liberare una voce che dà voce a chi il regime di Khamenei non fa parlare. Per paura della verità.

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