Prima di tutto la digitalizzazione e la trasformazione green. Poi, molto più in basso nella classifica delle risorse destinate alle varie voci, la sanità. Così il governo, stando alla bozza del piano per il Recovery Fund visionata e anticipata dall’Ansa, pensa di spendere i soldi in arrivo da Bruxelles, sempre che inizieranno mai davvero a essere erogati. Con il rafforzamento delle nostre strutture ospedaliere, evidentemente, molto meno importante nelle gerachie giallorosse rispetto al resto. Una scelta a dir poco sorprendente, considerando che le risorse sono stanziate proprio per far fronte a un’emergenza sanitaria e che il coronavirus ha messo a nudo tutte le debolezze del nostro sistema.

Eppure, a quanto pare, per Conte e gli esponenti del suo governo non è sulla sanità che bisogna investire. Delle 6 macro-aree individuate, i nostri ospedali dovranno infatti accontentarsi di 9 miliardi di euro, salvo cambiamenti di idee nel corso delle prossime settimane. Al capitolo “Digitalizzazione”, per fare un esempio, di miliardi ne sono invece stati destinati 48,7, altri 27,7 alle “Infrastrutture” e 19,2 alla voce “Istruzione”. Priorità assoluta è però la “Transizione Ecologica”, per la quale l’esecutivo pensa di investire la bellezza di 74,3 miliardi. Per la “Parità di Genere”, infine, si pensa a uno stanziamento da 17,1 miliardi.

I soli 9 miliardi di euro destinati alla sanità hanno ovviamente subito scatenato reazioni rabbiose. La segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, ospite di Coffee Break su La 7, ha commentato “augurandomi che si tratti di un errore. In questi anni sono stati tagliati 38 miliardi su posti letto e personale sanitario: è evidente che quelle risorse non saranno sufficienti”. Una scelta che, tra l’altro, sembra preludere all’adesione dell’Italia al Mes, nonostante tutti si affannino nel promettere il contrario. Non a caso, la ministra Teresa Bellanova ha commentato così a L’Aria che Tira la notizia: “Ci sono 36 miliardi dell’Unione europea per intervenire sul sistema sanitario e vedo che c’è ancora chi discute sul non prenderli”.

Non bastasse l’assurda scelta di destinare briciole alla sanità e gli indizi che portano al Mes, c’è poi il problema della task force che dovrà occuparsi di pianificare e controllare da vicino la gestione delle risorse. Conte, come circolato in queste ore, vorrebbe puntare su un team composto dal premier stesso, dal ministro dell’Economia (Roberto Gualtieri) e dal ministro dello Sviluppo economico (Stefano Patuanelli). Al trio si affiancheranno il ministro degli Affari europei (Enzo Amendola) e il ministro degli Esteri (Luigi Di Maio) che dovranno interfacciarsi con la Commissione europea. Ad affiancare Amendola, ciliegina sulla torta, 6 super-manager tra i quali Claudio Descalzi dall’Eni, imputato per corruzione internazionale a Milano, e Alessandro Profumo da Leonardo, condannato in primo grado per false comunicazioni sociali. Ogni commento sarebbe superfluo.
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