Un governo che non riesce proprio a cambiare marcia, schiacciato dal peso delle norme da esso stesso prodotte e incapace di trasformarle rapidamente in leggi con un’efficacia. Dei 252 provvedimenti attuativi da emanare, ne restano così ancora 181 in coda, con il corposo blocco di provvedimenti partorito dall’esecutivo giallorosso negli ultimi mesi, a partire dall’emergenza Coronavirus, che continua così a non trovare un’applicazione pratica. A dirlo è l’ultimo studio di Openpolis effettuato sui dati dell’Ufficio per l’attuazione del programma della presidenza del Consiglio, che ha evidenziato numeri non proprio lusinghieri per il team del premier Giuseppe Conte.
A faticare più di tutti è il ministero delle Infrastrutture, che al momento non è riuscito a emanare ancora nessuno dei 35 decreti attuativi di propria competenza. Il dl Semplificazione, a dispetto del nome, non è stato d’aiuto in questo senso, arrivando in ritardo e aumentando il carico di lavoro per tutti. Tra i provvedimenti ancora sospesi c’è addirittura il decreto Liquidità, tra i più attesi dalle categorie produttive eppure per niente vicino: nessuno degli otto provvedimenti necessari è ancora stato approvato. In alcuni casi il Parlamento è venuto incontro al governo diminuendo gli atti necessari. In altri, le cose sono addirittura peggiorate.
Il dl Rilancio, secondo Openpolis, è passato per esempio da 103 a 137 decreti attuativi durante il passaggio in Parlamento. Due terzi di questi atti non ha al momento visto luce. Il decreto Agosto ha visto addirittura il varo di uno solo dei provvedimenti necessari per l’attuazione delle norme che conteneva: all’appello mancano, tra i tanti, le regole per il credito d’imposta sull’acquisto delle biciclette, monopattini e abbonamenti ai mezzi pubblici, ai quali dovrebbe provvedere il ministero dell’Economia, o le indicazioni sui contributi per i ristoranti da parte delle Politiche Agricole.
Soltanto i decreti Covid-lockdown e Coronavirus, alla fine, hanno visto completato il rispettivo iter. Per il resto, il governo è ancora in alto mare. Il motivo? Principalmente le difficoltà di trovare delle sintesi politiche efficaci: in mancanza di compromessi, i giallorossi preferiscono lasciare che sia il Parlamento a cercare una soluzione. E pazienza se i tempi si allungano, in fondo non siamo mica nel bel mezzo di un’emergenza.
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