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Il decreto Trappole: così lo Stato può riprendersi i soldi dei bonus nei prossimi anni

Pubblicato il 22/05/2020 15:57

Fatta la legge trovato l’inganno. O almeno, il potenziale trabocchetto, uno di quelli ancora nascosti all’interno di un decreto Rilancio estremamente corposo e ricco di punti controversi, alcuni dei quali già oggetto di discussione in questi giorni. Il pacchetto di interventi con cui il governo punta a sostenere famiglie e imprese italiane, fin qui ancora in attesa del momento dei fatti e non più delle sole parole, anticipa infatti per certi versi il già annunciato dl Semplificazione, con l’articolo 264 a disporre “misure urgenti di liberalizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi in relazione all’emergenza Covid-19”. Peccato, però, che qualcosa non torni.

Il decreto Trappole: così lo Stato può riprendersi i soldi dei bonus nei prossimi anni

Se è infatti vero che, sulla base di una schema già utilizzato, il governo aumenta l’ambito in cui è possibile ricorrere alla pratica dell’autocertificazione, che permette indubbiamente di snellire le procedure, basta leggere il secondo comma dello stesso articolo, il 264, per scoprire che sono state introdotte anche norme che consentono di revocare i benefici ottenuti grazie proprio alle autodichiarazioni, il tutto accompagnato da sanzioni. Per carità, giusto che gli imprenditori che rappresentano il falso pur di accedere ai bonus previsti vadano puniti. Ma il rischio, come sollevato dal quotidiano Il Dubbio, è che dietro la volontà apparente di punire i furbetti di turno ci sia anche un tranello legislativo pronto a scattare al passaggio dei cittadini più sprovveduti.

Il decreto Trappole: così lo Stato può riprendersi i soldi dei bonus nei prossimi anni

Molto spesso, giurisprudenza insegna, quando si parla di autocertificazioni ci si ritrova di fronte a casi in cui i privati rilascino dichiarazioni in buona fede su fatti però difficili da stabilire con certezza. Ritrovandosi così accusati dall’amministrazione, anche a distanza di anni, di aver mentito e finendo privati dei benefit ottenuti. Una pratica contro la quale si era espresso anche il Consiglio di Stato, che aveva puntato il dito contro questa sorta di “annullamento travestito”, ma che finiscono per essere avallati dai giudici. Il comma 2 dell’articolo 264 aggrava proprio la situazione in cui un’amministrazione rilevi la non veridicità di una dichiarazione, prevedendo “la revoca degli eventuali benefici già erogati nonché il divieto di accesso a contributi, finanziamenti e agevolazioni per un periodo di due anni”. Il tutto accompagnato da un inasprimento delle sanzioni penali.

Il decreto Trappole: così lo Stato può riprendersi i soldi dei bonus nei prossimi anni

Un inasprimento al quale non fa seguito la circoscrizione dei casi in cui tali sanzioni possono essere applicati, che restano così molto vaghi. Il rischio è che eventuali errori da parte del cittadino nell’interpretare dei contesti giuridici e tecnici non troppo chiari possano causare la revoca dei bonus conferiti durante questo periodo di emergenza, sulla base di un inasprimento che tra l’altro non è nemmeno segnalato in maniera evidente. Una misura nascosta dietro la quale si nasconde una potenziale trappola, insomma. Vatti un po’ a fidare di certi governi…

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