x

x

Vai al contenuto

Il caso Formigoni fa precedente: ecco tutti i senatori condannati che riavranno il vitalizio

Pubblicato il 27/05/2021 10:36 - Aggiornato il 27/05/2021 10:37

In principio è stato Roberto Formigoni. Poi, a cascata, toccherà anche a tutti gli altri, gli ex senatori che si erano visti sottrarre il vitalizio a causa di una condanna definitiva e che ora, sulla scia della sentenza favorevole, potranno tornare a reclamare il prezioso assegno. Il Consiglio di Garanzia presieduto da Luigi Vitali, esponente di Forza Italia, ha confermato in questi giorni la decisione della Commissione contenziosa, ripristinando il bonifico mensile in favore di Formigoni. Un precedente che si applicherà ora in automatico a tutti gli altri condannati. Compresi, probabilmente, quelli per reati legati alla mafia.

L’effetto della sentenza è stato infatti quello di spazzare via la delibera Grasso del 7 maggio del 2015, quando il Consiglio di presidenza del Senato aveva deciso di cancellare il vitalizio ai parlamentari condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni di reclusione. E secondo il Fatto Quotidiano, anche gli ex onorevoli con reati gravi alle spalle come mafia e terrorismo potranno riottenere l’assegno visto che a Senato “vige l’autodichia, cioè quella speciale facoltà di autogoverno di cui godono le Camere”. Ecco perché l’unico effetto della decisione della commissione Contenziosa sarà “cancellare tout court la delibera Grasso del 2015. Una norma che però continuerà a esistere alla Camera, visto che Montecitorio non ha recepito alcun ricorso degli ex deputati condannati”.

Ora, dopo il deposito delle motivazioni, il consiglio di presidenza darà quindi il via libera all’amministrazione per i conteggi e l’effettivo ripristino, a partire dal bonifico del mese di maggio. Tra gli ex senatori che potranno così beneficiare del caso Formigoni ci sono ad esempio Enzo Inzerillo, ex Dc condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, o Vittorio Cecchi Gori, storico proprietario della Fiorentina eletto a Palazzo Madama per due legislature col Ppi (fino al 2001), condannato poi nel febbraio 2020 in via definitiva a 5 anni e mezzo per bancarotta. E ancora l0ex rettore dell’università de L’Aquila Ferdinando di Orio, eletto con l’Ulivo e poi riconosciuto colpevole di induzione indebita.

Ci sarà da sciogliere, poi, il nodo dei condannati nel frattempo deceduti e capire se i loro eredi avranno diritto all’assegno. Nel frattempo, Pd, Leu e Cinque Stelle hanno presentato una mozione per impegnare il Senato a mettere mano alla questione vitalizi prima che sia troppo tardi. Avrebbero potuto presentare direttamente una leggere per intervenire, per la verità. Ma d’altronde il nuovo M5S è lo stesso che continua a difendere Alessandro Profumo, condannato in primo grado per gravi reati finanziari eppure saldamente al suo posto, quello di amministratore delegato di Leonardo.

Ti potrebbe interessare anche: “Era ed è un insulto”. Il ddl Zan non serve: la sentenza della Cassazione sugli insulti sessisti lo conferma