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Gli attori italiani portano Netflix in tribunale. Ecco cosa chiedono. E perché ci riguarda tutti

Pubblicato il 10/04/2024 14:50 - Aggiornato il 10/04/2024 14:51

Ci sono molto dei nomi più noti del cinema italiano dietro alla causa che Artisti 7607, la cooperativa che tutela e gestisce i diritti di molti attori e doppiatori italiani, ha deciso di intentare contro Netflix, il colosso dello streaming Tv. Valerio Mastandrea, Elio Germano, Neri Marcoré, Michele Riondino e tanti altri sono, in questo caso, testimonial di un’azione che potrebbe finire in tribunale. E rappresentano la punta di diamante di un movimento che comprende anche i doppiatori di film e serie Tv. “Ci assumiamo questa responsabilità”, ha spiegato Mastandrea, “perché le scelte che vengono fatte oggi riguardano tutti e avranno ripercussioni sul presente e sul futuro di tanti artisti e di tante generazioni. Anche quelle che verranno dopo di noi”. (continua dopo la foto)

Ma cosa chiedono gli artisti di casa nostra? Fondamentalmente, come spiega l’Associazione, di “ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge ai propri artisti mandanti”. Sarebbero infatti “irrisori” i diritti riconosciuti da Netflix ad artisti e produttori. Anche Elio Giordano ha voluto intervenire nel dibattito, chiarendo un altro punto fondamentale. Che non riguarda solo il cinema, ma in generale il comportamento delle Multinazionali in ogni campo. “Le piattaforme che trattano e sfruttano i dati”, ha spiegato Giordano, “si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di Multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive”. (continua dopo la foto)

Questo dei colossi del Web, della Tv, del commercio e quant’altro è un tema che riguarda non solo gli attori, ma la società nel suo complesso. In questo caso, al centro del dibattito c’è la mancata comunicazione da parte di Netflix dei dati necessari a una corretta valutazione dei compensi dovuti ai professionisti del settore. Invece, come ha sottolineato Riondino, “ci troviamo davanti a un sistema in cui le piattaforme, senza fornire tutte le informazioni previste dalla legge, chiudono accordi al ribasso e poi cercano di imporre le stesse cifre a tutto il mercato”. Insomma, le grandi società monopoliste incassano dividendi importanti e poi non li redistribuiscono equamente. E non solo nel mondo del cinema e dello spettacolo. Questo è un problema che riguarda tutti, perché lo strapotere di queste aziende ci rende vulnerabili e crea desertificazione sociale e ulteriori ingiustizie nella distribuzione della ricchezza.

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