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Giorgetti vota No al referendum e spacca il fronte del centrodestra

Pubblicato il 12/09/2020 11:47

Dopo mesi di silenzio che però dicevano tutto, Giorgetti torna a parlare e dà la spallata plateale al leader della Lega Salvini. Nella casa del Carroccio qualcosa si è rotto. Con i sondaggi in caduta libera e con i big pronti a sfiduciare Salvini in favore di Zaia, le parole di Giorgetti sul Referendum pesano come un macigno. “Non so cosa voterete voi, ma posso dirvi come voterò io. Voterò No, convintamente”, ha infatti dichiarato durante un incontro elettorale nel milanese. “Un semplice taglio dei parlamentari in assenza di altre riforme è improponibile”, ha spiegato alla platea di Vittuone, come riporta ticinonotizie.it.

Le parole di Giorgetti sono subito arrivate alle orecchie di Salvini e alla base della Lega. Poi è passato ad elencare le motivazioni che, a distanza di un anno da quel voto favorevole in Aula, lo hanno spinto a schierarsi per il No. “Il sistema maggioritario, visto che si parla tanto di Europa, ha sempre funzionato benissimo”, chiarisce, riferendosi al sistema elettorale proporzionale a cui la maggioranza sta lavorando in parallelo alla riduzione degli eletti. Giorgetti poi aggiunge: “Tagliare del 40% i parlamentari darebbe un potere senza limite alle segreterie di partito, limitando di parecchio la volontà popolare. È una deriva da evitare con forza”.

Giorgetti, oltre al voto in Aula, ha sempre manifestato il suo favore nei confronti del taglio. Quindi perché ora questa retromarcia? È chiaro che il messaggio è politico – interno ed esterno alla Lega – più che di sostanza costituzionale. “Votare Sì – spiega – sarebbe un favore a un governo in difficoltà, incapace di gestire il contraccolpo economico al sistema Italia di questi mesi e in evidente imbarazzo in vista dei prossimi mesi, che saranno durissimi. Il governo Conte è inadeguato. Ed è anche per questo che voterò No”.

E il No di Giorgetti arriva dopo il coming out di altri big leghisti. Del resto Claudio Borghi, il consigliere economico di Salvini per primo si è smarcato dalla linea di partito. Ed è stato poi seguito da altri pezzi da 90: Lorenzo Fontana e Andrea Crippa, Alberto Bagnai, il segretario lombardo Paolo Grimoldi, il deputato Massimiliano Capitanio. E si vocifera anche che sarebbero contrari al taglio dei parlamentari anche l’ex ministro Centinaio e persino il governatore del Veneto Luca Zaia. La spallata di Giorgetti, dunque, va letta anche in chiave interna: sta lanciando segnali a Zaia e si smarca da Salvini.

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