Polizze Rc più alte di 100 euro rispetto alla media degli altri Paesi europei. E tutto sommato ci va anche bene, considerando che fine a qualche anno fa la differenza era di 200. Un’ingiustizia bella e buona, quella che i cittadini italiani si trovano a vivere, rilevata dall’ultimo rapporto dell’Ivass, l’authority di vigilanza. Il tutto a causa del ricarico imposto dalle compagnie assicurative per difendersi dalle truffe. Il prezzo, insomma, da pagare per uno Stato che non riesce a contrastare efficacemente la criminalità.

Il conto è salatissimo: 4,2 miliardi di euro per un Paese, l’Italia, che fa registrare 42,1 milioni di veicoli assicurati. Non è soltanto però la delinquenza a pesare: il nostro è anche uno Stato con un numero particolarmente alto di incidenti, il tutto anche a causa delle pessime condizioni delle nostre strade. Per il resto, sono frodi e truffe a farsi sentire. Un business nel quale la criminalità organizzata affonda da tempo le sue mani.

Le ultime indagini sul clan Contini a Napoli, per esempio, evidenziano un sistema fatto di medici che fabbricano referti falsi, periti che certificano incidenti mai avvenuti, finti testimoni che descrivono scene in realtà totalmente inventate. Giudici di pace che lavorano per le compagnie assicurative come consulenti e allo stesso tempo stabiliscono l’entità dei danni. Col risultato che, nel capoluogo partenopeo, un cittadino onesto si trova a pagare l’assicurazione più alta d’Italia. Casi analoghi sono però stati registrati ovunque, da Palermo a Milano passando per Foggia e Avellino.

Le assicurazioni hanno i loro ufficia antifrode, ma per vedere il grado di fraudolenza di un sinistro occorre accedere all’archivio integrato (Aia) che mette insieme le banche dati di tutti gli incidenti sospetti e le filiere criminali. Un sistema ancora non operativo, che potrebbe essere attivato nel corso 2020 ma sul quale restano ancora tante incertezze. Ai finti incidenti si aggiungono poi le truffe realizzate online, business in costante crescita. Per un quadro disarmante del quale pagano il conto soltanto le persone perbene.
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