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Ferragni, l’incredibile ricorso al Tar. “E’ stata data visibilità” ai bambini. Cosa ha scritto (è tutto vero!)

Pubblicato il 16/02/2024 14:03 - Aggiornato il 16/02/2024 14:05

Chiara Ferragni, con la sua società, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la multa di 600.000 Euro comminata dall’Antitrust per il caso del Pandoro Balocco. Sino a qui niente di strano, perché è lecito per chiunque ricorrere contro una sentenza sfavorevole. Anche se la decisione fa un po’ a pugni con le contrite scuse e le apparizioni in tono dimesso. Quello che è davvero incredibile, invece, è ciò che l’influencer e il suo team hanno scritto nel ricorso. Sembra lo scherzo di cattivo gusto di qualcuno a cui Chiara non è simpatica, invece è tutto vero. E getta ombre veramente sinistre su un sistema, quello degli influencer, che evidentemente si sentiva e si sente superiore al resto del mondo. Un sistema che non ha più alcun contatto con la realtà e rischia continuamente di sprofondare nel ridicolo, anche se in questo caso la reazione istintiva per chi legge è l’incredulità. (continua dopo la foto)

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Nelle 34 pagine del ricorso, viene detto innanzitutto che “l’avvenuta donazione di 50mila Euro all’ospedale pediatrico” sarebbe congrua rispetto alle vendite. A parte il cinismo che traspare, la donazione è stata fatta (da Balocco, non dalla Ferragni) prima dell’operazione commerciale. Quindi nessuno poteva sapere se sarebbe stata “congrua”. Ma poi, rispetto a che cosa, se la vendita non doveva in alcun modo essere legata alla beneficenza? Chi sicuramente ci ha guadagnato è la Ferragni stessa con il suo principesco cachet. Che poi, travolta dallo scandalo, ha in effetti “donato” in buona parte all’ospedale. Ma questo non è il passaggio più inquietante del ricorso. Perché in realtà, poco dopo, si passa a qualcosa di incredibile. Non sapremmo come altro definire la pretesa di Ferragni e del suo staff di essere nel giusto perché avrebbero “donato all’ospedale torinese, grazie alla sua (di Chiara, ndr) immagine, una visibilità gratuitamente apportata”. (continua dopo la foto)

Esatto. E non è finita qui. Per essere sicuri di non essere fraintesi, lo ripetono una seconda volta: “La ripetuta menzione dell’ospedale nei post e nelle stories ha procurato all’ospedale una indubbia visibilità”. Si fa fatica anche a commentare. Perché qui vengono messi sullo stesso piano i bambini gravemente malati e una qualsiasi serata al ristorante di lusso, dove se sei un’influencer famosa non ti fanno pagare perché gli dai “visibilità”. A questo punto è impossibile non chiederlo. Secondo Ferragni i bambini malati che lottano per sopravvivere hanno bisogno della sua “visibilità”? Queste righe del ricorso sono davvero impressionanti. Perché mostrano le storture di un mondo – quello degli influencer – troppo spesso falso, pericoloso, che inganna con i suoi lustrini milioni di ragazzi e di persone fragili. E che fa impazzire anche chi sta dall’altra parte e si sente, grazie alla “visibilità”, onnipotente. A costo di non comprendere più, come a volte accade, dove sono posizionati i confini della decenza.

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