Per mesi mi sono sentito dire che gli inglesi si erano pentiti della Brexit e che se avessero potuto rivotare sarebbero ritornati nel Continente. Falsissimo.
Una montagna di bla bla fuoriuscita dalle bocche di chi era stato corrispondente o inviato da Londra; di chi era gran conoscitore del Regno Unito, di chi era esperto di politica, di chi aveva un parente, un cugino, un amico o semplicemente aveva letto una guida Lonely Planet. Ricordo, all’ultima puntata di Di Martedì, la supercazzola di Bruno Tabacci in commento al mio libro “Maledetta Europa” col suo tono di chi la sa sempre più lunga degli altri e poi non prende un voto. Ah, sapesse fuori dall’Europa signora mia…
La Brexit un fallimento colossale, dunque? Se così fosse perché nessuno l’ha messa in discussione? Perché in questa campagna elettorale nemmeno il leader del partito Laburista ha controsterzato? Perché infatti Keir Starmer, laburista, premier in pectore secondo i sondaggi, non è partito lancia in resta contro il “padre” della Brexit, quel Nigel Farage rientrato in partita dalla porta principale?
Perché dunque nessun leader ha rimesso nel programma una trattativa di rientro o di riallinemanto? Semplice, perché nel Regno Unito non sono pentiti mentre in Italia abbiamo ascoltato balle su balle, raccontate da manipolatori in malafede o perfetti tromboni. Lo ripeto: in Gran Bretagna la verità è che non vi è alcuna maggioranza impegnata a fare retromarcia. Non ovviamente nel partito di Farage, non nei Tories e non nei Labour. «Con me il Regno Unito non tornerà nella Ue, nell’unione doganale e nel commercio comune», ha tagliato corto Keir Starner, scambiando qualche battuta con i giornalisti nell’ultimo giorno prima delle elezioni. E leggete cosa scriveva l’inviato della Stampa a Londra, Alberto Simoni: “La Brexit è incardinata nello spirito britannico, al netto di rilevazioni che talvolta sottolineano piccole oscillazioni verso il “rimorso” per il referendum del 2016. Il capo dei laburisti dal 2020 è realista e pragmatico. La sua linea è sempre stata quella di «gestire al meglio la Brexit» senza nostalgie per l’adesione del Regno Unito al Club europeo”.
In poche parole la questione Brexit in Gran Bretagna non esiste nella maniera più assoluta. Esiste soltanto sui media italiani nella propaganda eurofanatica per annientare il dibattito critico sulla Ue, una specie di uomo nero, di lupo che spunta nella notte. Del resto la stampa italiana è maestra di retorica: per raccontare il trionfo della società multirazziale e multiculturale avevano tirato in ballo prima la nazionale francese poi quella tedesca; peccato che la Francia si ritrovi ancora una volta a dover fare i conti con una grande ammucchiata per sconfiggere Le Pen, e la Germania a fare i conti con la vittoria di Afd, popolare tra giovani e operai.