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Ecco come Donald userà la debole Europa

Pubblicato il 20/01/2025 09:34 - Aggiornato il 20/01/2025 09:35

Cosa cambia per l’Europa con Donald Trump? La domanda che gira presuppone una visione ancora una volta sopravvalutata dell’Europa come se fosse il centro del mondo. L’Europa non è il centro del mondo ma soprattutto l’Europa “non è” nel senso che non ha un suo ruolo. Trump, questo lo sa benissimo, e in un mondo che – quello sì – è tornato a marciare sulle vecchie rotte e con la vecchia grammatica, toccherà a The Donald rompere l’incantesimo del bluff europeista o della retorica di Bruxelles.
Trump non ha tempo di aspettare che Godot arrivi e neppure gli interessa troppo: piuttosto ritiene – non a torto – che occorra nuovamente tessere le reti relazionali e diplomatiche con i singoli Stati, pesandone la caratura attuale e le leadership espresse. Non c’è dubbio che l’Italia sia, al momento, in posizioni di vantaggio rispetto a Francia e Germania, ex titolari della golden share nella Ue; e che esprima una stabilità e forza di governo come pochi altri. Per questo motivo Giorgia Meloni si ritrova per la terza volta a stretto giro di boa nel club che conta.


Sia chiaro: Trump non concederà regali. Non se lo può permettere avendo egli costruito il proprio paradigma Make sulla grandezza dell’America. Una grandezza che la Casa Bianca dovrà puntellare fortemente, colpevole in passato di aver archiviato la Storia con troppa fretta e ancor maggiore presunzione: la Storia non finiva con la caduta di Berlino e quindi con lo smottamento dell’ex Unione sovietica (lo storico Fukuyama e il conservatorismo a stelle e strisce si erano esposti troppo) e sul bavero degli States nessuno stellone da sceriffo luccicava inesorabilmente.


Col passare dei decenni la Storia si è rimessa in moto scandendo le nuove rotte del Potere globale, disegnando nuove linee rosse ed escludendo l’Europa dai centri decisionali (ma qui la colpa fu tutta degli architetti europeisti). Invadendo l’Ucraina, la Russia ha rotto quello schema di gioco che ne delineava un indubbio ruolo grazie al soft energy power, non ha retto quel che Papa Francesco chiamò “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia”. La Cina sta costruendo il proprio pezzo di supremazia a velocità dopate, lo fa nell’economia come nel controllo della terra, del mare (oggi è a pieno titolo una potenza navale), del cielo e dello spazio; lo fa nella finanza come nelle relazioni internazionali, a partire da quei Brics che costituiscono un laboratorio politico da non sottovalutare. C’è infine il controllo della sempre più evoluta frontiera tecnologica.


La grande sfida è nel bilanciamento delle reciproche forze. Come dicevo sopra, Trump “userà” la debole Europa (che procrastinerà l’illusione di maturare ed evolvere) e alzerà persino la voce come ha fatto sui dazi e sulla questione della danese Groenlandia, ricca di petrolio e terre rare. Trump sa che senza l’ombrello americano i player europei si afflosciano in questa crisi senza libretto d’istruzione.

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