Il Movimento Cinque Stelle rischia davvero di andare in frantumi in occasione del voto sul Mes? Sì, visto che mentre i big predicano responsabilità e invitano tutti a esprimersi favorevolmente sulla riforma del Fondo, non manca chi ha già annunciato di non voler cedere, tradendo l’ennesima promessa fatta all’elettorato. Quanti? Una conta precisa dei “dissidenti” grillini al momento è difficile. Ma almeno una quindicina di astensioni o “no” sono già delineati, scrive Repubblica. Con la possibilità, sempre più forte col passare delle ore, che venga presentata addirittura una risoluzione alternativa da parte dei contari.
Vito Crimi è stato chiaro, minacciando espulsioni per chi andrà contro le direttive del partito. Ma ci sono personalità, all’interno del Movimento, che né lui né i capigruppo riescono a controllare facilmente. Come l’ex ministra del Sud Barbara Lezzi, che ha già spiegato: “Ridicolo chiederci di votare sì alla riforma promettendo però che l’Italia non aderirà al Mes”. Difficile immaginare che possa cambiare idea facilmente. Meno scontata l’opposizione del presidente della commissione anti-mafia Nicola Morra che, però, è in rotta di collisione con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e con i vertici del partito. Possibile che anche lui, spiega Repubblica, non si allinei alle richieste dei big.
Probabile il no del senatore Elio Lannutti, che negli ultimi mesi è andato all’attacco del mondo delle banche in contrasto con tanti colleghi. Anche perché per il no dovrebbe esprimersi, come anticipato da Repubblica, anche uno dei suoi maggiori sostenitori, il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, che chiede a gran voce di votare su Rousseau per dare la possibilità agli elettori di esprimersi in merito alla riforma del Mes. Poi ci sono due grillini dichiaratamente anti-Mes, Raphael Raduzzi e Alvise Maniero. Anche qui, difficile immaginare una retromarcia repentina. Entrambi sono veneti, così come la senatrice Orietta Vanin, anti-Mose, contraria all’accordo col Pd e considerata vicina ad Alessandro Di Battista.
Alla Camera, un altro irriducibile è Andrea Colletti, in rottura con i vertici anche sul taglio ai parlamentari, mentre al Senato da tenere d’occhio la posizione di Mattia Crucioli, a rischio espulsione nei mesi passati per le sue posizioni “scomode”. Infine Emanuela Corda: ha recentemente attaccato il Movimento per le sue scelte in campo di immigrazione e in molti temono un “no” anche sulla revisione del Fondo Salva-Stati. Per lei lavora però la fidanzata di Luigi Di Maio, Virginia Saba. Si cercherà fino all’ultimo di scongiurare la defezione.
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