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Draghi premier anche la prossima estate. Il piano della sinistra per tenercelo anche in caso di sconfitta al voto

Pubblicato il 20/06/2022 09:03

In una lettera inviata al direttore de Il Tempo, Luigi Bisignani spiega il piano del Pd per tenere Draghi a Palazzo Chigi anche la prossima estate anche in caso di sconfitta (quasi certa) alle urne. “Dopo «il patto della crostata» di casa Letta (quello… buono), c’è ora l’altro Letta (quello… meno buono) che sta portando avanti in gran segreto: il patto della macedonia. A base di Meloni, da fare a pezzi, e occupando militarmente il potere quanto più a lungo possibile prima di andare al voto, secondo la miglior tradizione della sinistra governativa. L’obiettivo del «patto della crostata», copyright Francesco Cossiga, era un accordo informale sulle riforme costituzionali siglato da Massimo D’Alema, Franco Marini, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini durante una cena del giugno 1997 a casa di Gianni Letta e suggellato, appunto, con una superba crostata preparata dalla moglie Maddalena; ben diverso da quello assai meno nobile e di bassa cucina della macedonia di Enrico. La «macedonia Meloni», infatti, è ciò che spera di preparare Letta jr con il supporto del Quirinale, al solo fine di prolungare la legislatura per riuscire a logorare, con una campagna stampa già partita, Giorgia Meloni”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma come si prolunga la legislatura? E cosa c’entra il Quirinale con questa strategia pro Draghi? Spiega Bisignani: “Il piano di Letta Jr e dei suoi sicari punta ad allungare il brodo per arrivare all’estate 2023, procedere all’occupazione definitiva delle più prestigiose cariche pubbliche in scadenza, da Eni a Enel, da Leonardo a Poste Italiane, ipotecando così la politica industriale italiana dei prossimi anni. La strategia si è già svelata con la presa di Cdp, dove la paralisi regna ormai sovrana, essendoci stata una «pulizia etnica» perfino dei dirigenti di seconda fascia della passata gestione, di Snam, con un manager a digiuno di gas, di Fincantieri, cui con l’uscita forzata di Giuseppe Bono, che l’ha resa grande, non è stata assicurata un minimo di continuità e, infine, con la promozione in Sace di Alessandra Ricci, considerata da sempre la nemica numero uno delle aziende pubbliche”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’attuale legislatura scadrà formalmente il 23 marzo 2023, ma – e questo è il punto nevralgico secondo Bisignani – “per legge, prima di eleggere il nuovo Parlamento, potrebbero passare altri 70 giorni (art. 61, primo comma, Costituzione), ovvero un’eternità. Mattarella, però, sa bene che nelle legislature a scadenza naturale è uso e consuetudine che intervenga un decreto di scioglimento anticipato delle Camere senza attendere la scadenza del Parlamento. In passato, la distanza di tempo tra lo scioglimento delle Camere e le elezioni è oscillata fra i 47 giorni del 1987 e i 70 giorni del 1994. Va inoltre aggiunto che, una volta chiuse le urne e a risultati acquisiti, le Camere si riuniscono la prima volta per l’elezione dei loro Presidenti 20 giorni dopo la proclamazione degli eletti. Inizia poi il valzer delle consultazioni mentre il Governo resta in prorogatio per gli affari correnti. In buona sostanza, se non abbandona la barca prima, Draghi se ne può stare tranquillo, da premier, sotto l’ombrellone ancora l’estate prossima”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma a Palazzo Chigi le acque sono tutt’altro che tranquille. E quindi, come qualcuno sussurra, se stufo, stanco e malconcio per il mancato passaggio al Quirinale, Super Mario manda tutti a quel paese, “pare sia già pronto l’immarcescibile Giuliano Amato, che nel frattempo (settembre) avrà lasciato la Corte Costituzionale, per presiedere magari un governo di decantazione che prepari le elezioni in un clima di maggior serenità e dialogo”. Ma Enrico Letta è davvero sicuro che Sergio Mattarella lo seguirà in questa lunga agonia a favore di Draghi? Ci si augura di no, per il bene dell’Italia e della democrazia, mai stata a un livello così basso da quando è stata proclamata la Repubblica.

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