Indiscrezioni sulla visita negli Stati Uniti di Mario Draghi lasciano intendere che il premier stia studiando una “exit strategy” per dileguarsi dai futuri problemi che affosseranno il Paese dopo l’estate. Secondo Maurizio Belpietro il testimone passerebbe al ministro Franco. L’attuale Premier potrebbe addirittura puntare alla Nato.
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Frasi di facciata
Solo una settimana fa, in un’intervista concessa al direttore del Corriere della Sera, Mario Draghi ha negato di essere stanco e di voler lasciare la guida del governo. Il Presidente del Consiglio ha lasciato intendere di essere intenzionato ad arrivare al termine naturale della legislatura e, inoltre, ha smentito di essere interessato nell’immediato a cariche internazionali. Il Premier ha sottolineato anche l’intenzione di non candidarsi alle prossime elezioni, né di voler proseguire il mandato dopo il voto. Tutto come da copione insomma, perché non ci si poteva aspettare nulla di diverso da chi non può permettersi di lasciar trasparire altre intenzioni.
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Cambiano i piani
Com’è noto, il programma di Draghi era quello di passare direttamente da Palazzo Chigi al Quirinale, ma i partiti e Sergio Mattarella non sono stati di questo avviso. Il Premier è dunque rimasto con il cerino in mano, trovandosi al comando di un esecutivo le cui forze di maggioranza sono divise più o meno su tutto. I malumori che si sono palesati sulle armi all’Ucraina, sulla riforma del catasto e su quella della giustizia sono nulla rispetto a quelle che verranno in tempo di campagna elettorale. Senza contare la patata bollente da maneggiare con cura quando gli effetti delle sanzioni alla Russia cominceranno ad avere un impatto ancor più duro sulla nostra economia. Ci aspettano tempi duri. Oltre alla corsa dei prezzi di gas e carburanti, infatti, avremo anche quella delle materie prime, con il relativo aumento dell’inflazione e la conseguente diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie.
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La exit strategy
Insomma, in autunno saranno guai seri, e questo Draghi lo sa bene. Vista la situazione, in molti sono certi che l’ex banchiere abbia messo a punto una sua exit strategy. Una via d’uscita che possa svincolarlo da tutti questi oneri prima che le cose si complichino. D’altro lato Draghi non ha mai nascosto la sua filosofia governatoriale: se i partiti rompono, io romperò prima. Le elezioni saranno un vero e proprio campo minato per la tenuta del governo. Con il voto alle porte, tutti vorranno guadagnare consensi e per raggiungere i propri obbiettivi i partiti non baderanno certo alle reazioni che si potrebbero scatenare a Palazzo Chigi. Draghi a breve dovrà fare i conti con questa situazione e quindi si prospetta una sua uscita di scena già nel prossimo autunno. Ma qui arrivano le riflessioni di chi lo conosce meglio. Il presidente del Consiglio, al contrario di quanto affermato sul Corriere della Sera, sarebbe stanco di mediare con la politica, quindi se si palesasse l’occasione di una crisi, probabilmente coglierebbe la palla al balzo.
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Nato in vista
Questo in virtù del fatto che, arrivati a questo punto, il capo dello Stato non scioglierebbe le Camere, ma affiderebbe l’incarico di formare un nuovo governo al ministro dell’Economia, Daniele Franco, uno degli uomini di Draghi, appunto. Svincolatosi dalle catene della politica italiana, l’ex banchiere avrebbe la strada spianata per sostituire Jens Stoltenberg alla Nato. Non è un caso che ieri il Premier ha annunciato una sua prossima visita a Kiev, per poi volare a Washington.
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