Cosa c’è nel futuro di Mario Draghi? Una domanda che migliaia di italiani hanno iniziato a porsi non appena l’ex presidente della Bce ha lasciato Palazzo Chigi, dopo essere stato protagonista indiscusso della stagione delle restrizioni anti-Covid insieme all’allora ministro della Salute Roberto Speranza. A lungo si era discusso di un definitivo ingresso in politica, ipotesi smentita dal diretto interessato più volte e che al momento non ha mai preso corpo. Secondo il quotidiano tedesco Handelsbatt, invece, uno scenario più realistico potrebbe essere quello di un Draghi nominato inviato speciale per l’Unione Europea al Global Gateway, progetto da 300 miliardi di euro che si pone l’obiettivo di diventare una risposta alla “Via della Seta” cinese. E che potrebbe presto veder sbarcare ai propri vertici proprio l’ex presidente del Consiglio italiano. (Continua a leggere dopo la foto)
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Dove andrà Mario Draghi: l’indiscrezione sul futuro dell’ex premier
Il nome di Draghi, stando alla testata tedesca, sarebbe caldeggiato soprattutto dalla Commissione Europea e dalla sua presidente, Ursual von der Leyen, che lo vedrebbe bene anche nel ruolo di coordinatore delle inziative infrastrutturali tra gli Stati Uniti e l’Ue. Al momento, il diretto interessato ha smentito ogni ipotesi. Difficile, però, pensare che qualcosa non si stia muovendo davvero. (Continua a leggere dopo la foto)
Il progetto Global Gateway è al momento considerato uno dei più importanti tra quelli avanzati dall’Ue, con l’obiettivo di puntare alle zone dei Balcani Occidentali, dell’Africa, dell’Asia centrale e del Pacifico intervenendo in maniera decisa nei settori di energia, materie prime e connessione dati. Bruxelles sostiene da tempo quanto sia vitale per il Vecchio Continente portare avanti questa iniziativa e Draghi potrebbe essere l’uomo giusto al quale affidare la guida del progetto. (Continua a leggere dopo la foto)
Il legame tra Draghi e Bruxelles è d’altronde fortissimo, come testimoniato anche dalla stagione alla presidenza del Consiglio. Ad esclusione della stampa mainstream, pronta fin da subito a lanciarsi in molteplici osanna, molti analisti avevano sottolineato la totale subordinazione delle scelte dell’ex presidente Bce ai diktat dell’Europa. Con il nomignolo “governo dei migliori” presto riposto nel cassetto, tra non pochi imbarazzi.
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