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Di Maio esultava, i Benetton oggi ridono: l’accordo col governo li renderebbe (molto) più ricchi

Pubblicato il 15/10/2020 10:17

Doveva essere un accordo dai mille vantaggi, già celebrato ampiamente dal governo giallorosso, presentato agli italiani come un atto di forza che metteva definitivamente alla porta i Benetton, rei di una gestione scriteriata delle nostre autostrade, per dare inizio a una nuova era. Niente di più sbagliato. Il prezzo da pagare sarà alto, altissimo. E col passare dei mesi la posizione dell’esecutivo Conte si è fatta sempre più debole. Gli accordi annunciati tra mille osanna a luglio sono ormai carta straccia. E ora le parti discutono su basi ben diverse: la vendita dell’88% di Atlantia alla Cassa Depositi e Prestiti e ad altri investitori.

Di Maio esultava, i Benetton oggi ridono: l'accordo col governo li renderebbe (molto) più ricchi

Le conseguenze sono semplici da delineare: i soldi che la Cassa dovrà mettere sul piatto affinché l’affare vada in porto finiranno direttamente nelle tasche di Atlantia, quindi dei Benetton che ne possiedono il 30%. Senza divieti di distribuire i ricavati tra soci, a differenza di mesi fa. Delle garanzie che il governo dava ormai per scontato, insomma, non c’è traccia. E le esultanze di Conte & co. sembrano oggi più che mai fuori luogo: se c’è qualcuno che effettivamente dovrebbe stappare lo spumante, quelli sono proprio gli imprenditori trevigiani.

Di Maio esultava, i Benetton oggi ridono: l'accordo col governo li renderebbe (molto) più ricchi

La lettera di impegni di Atlantia del 14 luglio, quella che ha fatto da base all’accordo con l’esecutivo, indicava una doppia opzione per sancire il passaggio delle autostrade dal controllo dei Benetton a quello dello Stato. La prima, rivelata dall’Huffington Post, prevede un aumento di capitale di Autostrade “riservato a favore di un soggetto a partecipazione statale (Cassa Depositi e Prestiti), nel rispetto dei diritti dei soci di minoranza, al fine di consentire di acquisire una quota complessiva post aumento di capitale al 33% (auspicabilmente entro il 30 settembre 2020)”. Un aumento riservato alla Cassa per farla entrare in Autostrade, in sostanza. La seconda diche invece che Atlantia vende una parte delle azioni di Autostrade “a investitori istituzionali, di gradimento di Cassa Depositi e Prestiti” in modo che questi investitori arrivino ad avere in mano il 22% di Autostrade.

Di Maio esultava, i Benetton oggi ridono: l'accordo col governo li renderebbe (molto) più ricchi

Di Maio, all’indomani dell’accordo, assicurava in un’intervista al Corriere della Sera che l’uscita di scena dei Benetton sarebbe avvenuta proprio con un aumento di capitale dedicato a Cassa Depositi e Prestiti, con i soldi che non sarebbero finiti nelle casse di Atlantia. Uno schema che però, oggi, non esiste più: la vendita dell’88% di Autostrade ribalta infatti il ragionamento, con gli imprenditori trevigiani che avranno le tasche decisamente più gonfie alla fine del braccio di ferro. Le cifre? L’aumento di capitale, nell’ipotesi iniziale, avrebbe comportato un esborso da 3-4 miliardi. Il prezzo di vendita di Autostrade non è ancora stato fissato, ma si parla di circa 10 miliardi. Il prezzo politico, molto più alto, sarà invece vedere uscire di scena i Benetton dopo aver incassato ricchi dividendi. Alla fin fine, insomma, non c’è proprio niente da festeggiare.

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