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De Micheli, altro che “esproprio”! Revocare le concessioni ad Aspi è un atto di patriottismo

Pubblicato il 17/01/2020 14:42 - Aggiornato il 17/01/2020 16:31

“Esproprio”. Una parola non casuale, quella scelta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli per definire l’eventualità di una revoca delle concessioni al gruppo Autostrade per l’Italia, al centro di infinite polemiche che partono dal dramma del Ponte Morandi, quello in cui 43 persone hanno perso la vita, alle continui segnalazioni di automobilisti disperati di fronte allo stato di totale incuria delle tratte dello stivale. Che sintetizza da sola, alla perfezione, la posizione del Partito Democratico (e non solo) sul tema.

De Micheli, altro che "esproprio"! Revocare le concessioni ad Aspi è un atto di semplice patriottismo

Eppure gli indizi, tantissimi, sono sotto gli occhi di tutti. Ultimi episodi in ordine cronologico gli allarmi sullo stato del Ponte Cerrano, slittato di 7 centimetri, le denunce per le oltre 200 gallerie a rischio (105 sulla rete in concessione ai Benetton), le indagini per le barriere non a norma realizzate coi soldi pubblici. Per non parlare delle denunce degli operai costretti a lavorare in cantieri senza rispetto delle norme di sicurezza, o di interi borghi (Siri) sotto ostaggio dei tir a causa di folli deviazioni del traffico. Un disastro continuo, ovunque. Eppure parlare di revoca sacrosanta delle concessioni è ancora una bestemmia, per certe orecchie.

Viene da chiedere al ministro De Micheli il significato attribuito alla parola “esproprio”. Un termine più che mai fuori luogo visto che siamo di fronte alla scriteriata gestione di imprenditori, o presunti tali, che hanno ricevuto in concessione un bene pubblico. Le autostrade non appartengono ai Benetton, che si limitano ad amministrarle in maniera tra l’altro drammatica, ma degli italiani. Restituirle alla piena disponibilità dei cittadini non ha nulla a che vedere col verbo “espropriare”. Piuttosto, si tratterebbe di un atto di semplice patriottismo.

Continuare a usare la mano leggera con Aspi significa tradire la fiducia dei cittadini, quelli che giustamente chiedono giustizia di fronte agli errori, troppi, di chi avrebbe dovuto gestire le nostre strade e che invece si limita a passare all’incasso, pretendendo il pagamento dei pedaggi senza garantire nemmeno la sicurezza. Che rispondano ai nomi di Renzi, Salvini, Conte o De Micheli, chiunque si oppone all’idea della revoca delle concessioni va inchiodato di fronte alle proprie responsabilità, quelle assunte di fronte al popolo italiano. Per dire basta, una volta per tutte, a quei “prenditori” che pensano di poter sfruttare a piacimento quello che i nostri genitori e i nostri nonni hanno costruito con tanta fatica.

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