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Crisi di governo: ha vinto il Sistema. Non potevano reggere il M5S troppo a lungo

Pubblicato il 09/08/2019 12:07 - Aggiornato il 09/08/2019 12:10

Dunque, la crisi di governo è arrivata. Diciamolo forte e chiaro: ha vinto il Sistema. Perché il Sistema non avrebbe potuto reggere a lungo il Movimento 5 Stelle. Ed è per questo motivo che si è arrivati, ora, a questa conclusione. E i segnali di quanto stiamo dicendo sono evidenti, e non hanno tardato a presentarsi. Innanzitutto vediamo subito lo spread schizzare in alto.

In apertura, il differenziale tra Btp e Bund tedesco è in rialzo ed è adesso a 239 punti base a causa dell’incertezza politica dell’Italia, con il rendimento del decennale al 2,731%. Piazza Affari apre gli scambi in forte calo, con il Ftse Mib che nei primi scambi arriva a cedere fino al 2,3% a 20.445 punti, oscillando tra questo picco e l’1,6%.

Ma uno dei segnali che va messo più in rialzo è che in questo scenario di borse in rosso, il titolo di Atlantia sale. Perché? Perché con la crisi evita la revoca delle concessioni. Atlantia guadagna l’1,92%. L’altro segnale della vittoria del sistema è sulla questione Tav. La crisi è stata costruita: quando Giorgetti non è riuscito a incasellarsi in Europa, è tornato in Italia per far valere la sua valenza politica: cioè rappresentare il Sistema.

L’operazione Tav è la vittoria del Sistema, che guarda caso esulta ogni volta che c’è una partita del cemento e non della modernità. Un altro fattore molto indicativo? L’imminente taglio del numero di politici voluto dal Movimento 5 Stelle. Salterà anche questo e si manterrà lo status quo caro al Sistema?

Come scrive su Facebook il capo politico del Movimento, Di Maio: “I giochini di palazzo non ci sono mai piaciuti. Siamo andati al governo per tagliare le poltrone. C’è una riforma del MoVimento 5 Stelle che aspetta l’ultimo voto il 9 settembre. Il 9 settembre taglieremo definitivamente 345 parlamentari. È una riforma epocale contro i privilegi dei politici e in favore del buon senso. Non siamo al Paese il segnale di chi non vuol cambiare nulla”.

Intanto la valutazione di Fitch sulle vulnerabilità del Paese probabilmente riconoscerà i progressi compiuti dalle banche italiane in termini di qualità delle attività e di miglioramento della posizione esterna dell’Italia, quest’ultima nonostante il debito estero netto sia rimasto relativamente elevato.

Per avere un quadro più completo della situazione, guarda qui l’intervento di ieri di Gianluigi Paragone a In Onda, su La7.

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