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Ecco i veri effetti collaterali del Covid: più che il virus poté la pandemia. La ricerca

Pubblicato il 11/05/2022 11:11

Continua ad infuocarsi il dibattito sul Covid. Ora che la narrazione a senso unico inizia a vacillare, è tornato lo spazio (ancora troppo stretto) per le domande, i dubbi, le riflessioni, le analisi oggettive e non interessate dei dati. Alcuni recenti commenti del prof. Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, riportati da La Stampa, hanno poi ulteriormente riacceso il dibattito su quanto sia letale l’infezione da Covid-19. Mariano Bizzarri, dell’Università La Sapienza di Roma, ha risposto con un articolo sul Fatto Quotidiano, spiegando perché la lettura dei dati di Parisi e di tanti altri, Speranza compreso, è errata. Scrive Bizzarri: “Attualmente – mettendo in relazione i dati sierologici (che attestano l’avvenuta infezione da Covid) con i decessi – si ritiene che l’indice oscilli in Europa tra 0.5 -1.0%. L’evoluzione del quadro è ben descritta dalle statistiche della John Hopkins University. È tuttavia incredibile come, nello stesso intervallo temporale, siano stati registrati valori di gran lunga inferiori in altre nazioni – specificamente in Africa e in Asia – in cui, indipendentemente dallo status socio-economico, la letalità si colloca intorno a valori molto più bassi (0.3 -0.8%)”. Salta all’occhio il fatto che in quei posti la campagna vaccinale sia stata sostanzialmente nulla. (Continua a leggere dopo la foto)

Spiega Bizzarri: “Questa enorme disparità riflette il fatto che la pandemia da Covid è innanzitutto una sindemia: una malattia, cioè, il cui impatto sanitario cambia in modo straordinario in base all’interazione complessa (e imprevedibile) dell’agente patogeno con le caratteristiche strutturali del contesto geografico e sociale in cui si sviluppa. Questo dimostra che non ha senso parlare di letalità del Covid senza fare riferimento al contesto e alla fascia di età: se la letalità è infatti elevata nelle persone over 80, gravate dalla contemporanea presenza di malattie croniche, i valori sono invece assolutamente minimi per le fasce più giovani: circa l decesso ogni 100.000 persone colpite dal virus tra 0 e 20 anni! Inoltre, come ricordato dall’Istituto Superiore di Sanità, il Covid è causa unica di malattia solo nel 23% dei decessi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Farebbe bene Speranza, insieme alla sua cricca, a leggerli questi dati e a prenderli per il laro valore reale, prima di insistere su mascherine, obblighi, lasciapassare, vaccini vecchi e nuovi, licenziamenti e sospensioni dal lavoro. Aggiunge Bizzarri: “Negli altri casi il Covid partecipa, ma non è l’unico attore e non avrebbe portato a morte se non fossero coesistite altre patologie. Se poi, come fa il prof. Parisi, si guarda ai dati complessivi di mortalità (numero di morti per milione di abitanti), che vengono messi a confronto ogni anno, si osserva che, stando alle cifre Istat per il 2020, i decessi ‘in più’ rispetto al 2019 siano stati 112.000. Di questi, quelli assegnati al Covid sono ‘solo’ circa 76.000. A cosa attribuire i 36.000 in più? Il prof. Parisi ritiene che si tratti di morti da virus non comprese nel conteggio ufficiale. Ma questo è inesatto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Argomenta Bizzarri: “Non solo perché il test è stato sistematicamente eseguito anche sui cadaveri, ma perché – dopo i primi mesi – il numero dei positivi si è anormalmente espanso a causa dei falsi-positivi per cui risulta vero il contrario. Abbiamo infatti avuto una sovra-estimazione delle morti da Covid, come riconosciuto sia dall’Istat sia dall’ISS. L’aumento dei morti è dovuto sì alla pandemia, ma non al Covid: è la conseguenza di ‘danni collaterali’ imputabili all’aumento di mortalità per altre malattie che, in termini di cura e prevenzione, sono state relegate in secondo piano: tumori, malattie cardiovascolari, suicidio e così via discorrendo. La cancellazione dei trattamenti e delle visite di controllo per tumori ha prodotto un aumento di mortalità stimato dal 40 all’80% rispetto agli anni precedenti, traducendosi in un aumento netto di circa 20.000 morti per cancro in Gran Bretagna”. A questo va aggiunto che negli Usa si è registrato un drammatico incremento nelle morti per alcol e per overdose da oppioidi, +25% e +59%, rispettivamente. In Italia un drammatico boom di suicidi. (Continua a leggere dopo la foto)

Analogamente, un eccesso di mortalità (circa + 30/40%) per eventi cardiovascolari è stato osservato nelle grandi città, in numerosi Paesi, tra cui l’Italia. “Può quindi sembrare un paradosso: se da un lato si ridimensionano i numeri di morti dovuti al Covid in quanto tale, aumentano quelli legati alla pandemia. Ma questo dato punta l’indice sulla inadeguatezza e improntitudine con cui è stata affrontata l’emergenza, indirizzata a gestire solo il Covid, disinteressandosi di tutto il resto”. Ne tenga conto, ancora una volta, il ministro della Salute Speranza. “Se alcune misure potevano avere un senso durante il governo Conte, non sono più state comprensibili con il governo Draghi, quando quasi tutti gli ospedali – in omaggio alla dottrina del Gen. Figliolo – sono stati ‘riconvertiti’ per curare il Covid, nonostante fosse già stata avviata la campagna vaccinale”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Bizzarri: “Questo ha portato a ‘dimenticare’ altre e ben più importanti malattie. Se si va in tv a dire che si muore più di Covid che di cancro si compie una vera e propria manipolazione della verità. In Italia muoiono ogni anno più di 180.000 persone di cancro e circa 250.000 di malattie cardiovascolari. Aver dimenticato questa semplice verità ha portato a stravolgere la realtà che, come sempre, finisce poi sempre per vendicarsi dell’ideologia. La lezione che dobbiamo trarne è che è tempo di tornare a occuparsi di quelle malattie croniche – tumori, malattie metaboliche e cardiovascolari – che in definitiva sono i fattori determinanti che decidono se l’infezione da Covid possa o non possa essere una minaccia mortale. E questo vuol dire che, prima dei vaccini, occorra occuparsi della nostra disastrata Sanità. Nessun vaccino la salverà se non si mette mano a una politica di risanamento e ristrutturazione profonda”.

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