Una sentenza storica, quella che arriva dalla Spagna proprio in un momento in cui parole come lockdown, restrizioni e zone rosse sono tornate di colpo d’attualità tra i nostri politici e gli esperti o presunti tali. La Corte Costituzionale iberica, infatti, ha stabilito l’annullamento ex post delle limitazioni più dure che il governo aveva adottato in occasione del primo lockdown nazionale, imposto ai cittadini per tentare di contrastare la diffusione del Covid-19. Una misura considerata, dunque, incostituzionale.
Una sentenza arrivata dopo settimane di forte dibattito, con l’opinione pubblica spaccata, e una prima sessione plenaria in cui non è stato possibile prendere una decisione. Successivamente un tribunale a sua volta diviso, che si è espresso alla fine con sei voti contro cinque, ha finalmente preso la decisione, ritenendo che l’intensità della limitazione al diritto alla libera circolazione sia superiore a quanto si possa concordare ai sensi della legge spagnola durante uno stato di allarme.
Stando alla sentenza, di cui è stato relatore il giudice Pedro González-Trevijano, la limitazione di alcuni diritti fondamentali è stata così intensa che, in realtà, si sarebbe trattato di fatto di una sospensione, un passaggio per il quale sarebbe stato necessario da parte del governo sottoporsi a un maggiore controllo da parte del Parlamento. Invece, proprio come avvenuto in Italia, le decisioni sono state prese con iter legislativi rapide e che hanno di fatto scavalcato l’Aula.
Una decisione molto pesante per il capo del governo Sanchez, che ha spiegato di rispettare ma non condividere la sentenza. Anche perchè il giudice ha argomentato sostenendo che il Partito Popular fosse al corrente della probabile natura incostituzionale delle sue decisioni. Il rischio, ora, è quello di una vera e propria crisi politica. Con altri governo, quello italiano compreso, che guardano con timore quanto accaduto.
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