Analizzando le politiche scolastiche adottate dai diversi Stati europei, l’Italia ne esce a pezzi. L’impatto della pandemia su bambini e adolescenti, sugli studenti in genere, è stato notevole, tra i disservizi della Didattica a distanza e la bolla asettica in cui si sono ritrovati per i lunghi e ripetuti lockdown dei governi Conte e Draghi, da un giorno all’altro, senza quasi poter coltivare rapporti umani, la socialità e le competenze cosiddette trasversali. L’Italia, purtroppo, registra il dato più alto, tra i Paesi europei, dei giorni di scuola persi dagli studenti italiani di ogni ordine e grado: ben 341 giorni, quasi un anno solare. Lo certifica un report dell’Organizzazione mondiale della sanità. È quel che si evince dal report Navigating uncharted territory: school closures and adolescent experiences during the Covid-19 pandemic in the Who European Region, che ha monitorato il periodo dal gennaio 2020 sino al termine ufficiale dello stato di emergenza, dichiarato dalla stessa Oms soltanto il 5 maggio scorso, e le relative politiche scolastiche di 22 Paesi. (Continua a leggere dopo la foto)
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I giorni senza lezioni e gli effetti sul rendimento scolastico
Un primo dato, che emerge dalla tabella che riportiamo e che subito ci colpisce è che in Finlandia non si sia perso neppure un giorno di scuola, pure in piena pandemia, e non ci risulta ci sia stata una strage di bambini e adolescenti nel Paese nordico: è rimasta in presenza anche l’attività di nidi e scuole dell’infanzia. Due soli in giorni in Svezia, 39 in Norvegia; il dato più alto, invece, dicevamo, è rappresentato dai 341 giorni senza lezioni in Italia. Tra gli altri Paesi europei con le chiusure più lunghe, ritroviamo la Germania (243 giorni), la Moldavia (225 giorni), la Lituania (205 giorni), il Kazakistan (202 giorni), la Spagna (190 giorni). Inevitabilmente, tutto ciò ha comportato un impatto negativo sul rendimento scolastico, calato, in media, dappertutto. Prove scolastiche standardizzate, raccolte prima e dopo l’inizio della pandemia, hanno infatti permesso di effettuare una prima analisi di come il rendimento scolastico sia mutato, in negativo, per l’effetto delle sospensioni e della didattica a distanza di questi anni. Nella scuola secondaria di primo grado nel nostro Paese si osserva un calo del rendimento scolastico in matematica ed italiano: in media circa il 40% degli studenti delle scuole medie non raggiunge la sufficienza, ovvero ben 5 punti percentuali in più rispetto al 2019. Nella scuola secondaria di secondo grado si registrano i risultati peggiori: il 44% degli studenti non raggiunge risultati adeguati in italiano e la percentuale si alza al 51% per quanto riguarda la matematica.
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Disturbi psicologici e dispersione scolastica
Come se non bastasse, le indagini effettuate sulle presenze in aula (fisica o virtuale) mostrano un aumento della dispersione scolastica, intesa come abbandono della scuola o irregolare fruizione del servizio di istruzione, per la mancanza di stimoli e motivazioni. Già nel 2019 in Italia un ragazzo su 8 abbandonava la scuola prima di prendere il diploma. Poi, la situazione si è aggravata con la Didattica a distanza, al punto che che il 28% degli studenti dichiara di avere almeno un compagno di classe che ha smesso di seguire le lezioni a causa delle difficoltà di connessione o per la frustrazione dovuta alla difficoltà a concentrarsi. Un altro terribile effetto della pandemia, per la psiche ancora fragile dei ragazzi, è illustrato da Stefano Vicari, primario di Neuropsichiatria Infantile al Bambino Gesù di Roma, il quale riporta “un incremento del 30% dei ricoveri in psichiatria per casi gravi a cui si somma l’enorme numero di bambini e ragazzi che soffrono di insonnia, ansia, disturbi alimentari e depressione“. L’età media di insorgenza dei disturbi si è abbassa dai 15 ai 13 anni. E dire che qualcuno pensava di risolvere i problemi con i banchi a rotelle.
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