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Così il coronavirus soffoca il turismo italiano: disdette fino al 40% negli hotel, tutti in fuga dal Bel Paese

Pubblicato il 26/02/2020 12:17 - Aggiornato il 26/02/2020 12:44

Un’Italia piegata dal coronavirus, quella che i giornali e le televisioni dipingono quotidianamente. Con gli scaffali dei supermercati vuoti, i passanti con le mascherine in faccia, l’amuchina terminata dappertutto. Immagini che hanno fatto esplodere la rabbia di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che ha denunciato gli effetti devastanti che la psicosi legata alla diffusione della malattia sta avendo sul turismo: “Le disdette all’interno delle strutture sono di circa il 30-40% del totale”.

Così il coronavirus soffoca il turismo italiano: disdette fino al 40% negli hotel, tutti in fuga dal Bel Paese

A lamentare la fuga di visitatori dallo Stivale non sono però soltanto gli albergatori, ma anche i gestori di parchi giochi e parchi tematici. Secondo la vicepresidente di Federturismo Marina Lalli, alcune di queste strutture hanno visto “crollare da 10 mila a 400 i biglietti venduti nel corso dell’ultimo weekend rispetto ai precedenti”. A Parma, la crisi ha lasciato vuoti gli hotel che si aspettavano di fare il pienone in concomitanza del Mercante in Fiera. Il tutto in concomitanza con la scelta degli Stati Uniti di alzare da uno a due il grado di pericolosità dell’Italia nella tabella del Center for Desease Control.

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Dalla Puglia alla Versilia passando per Roma, le disdette arrivano da ogni parte del pianeta e riguardano ogni zona d’Italia. Serbia, Crozia, Olanda e Israele hanno pubblicamente sconsigliato ai propri cittadini di intraprendere viaggi verso il Bel Paese. Un problema non da poco per un settore, quello del turismo, che da solo garantisce il 6% degli occupati. Le perdite, secondo le stime, ammonterebbero a circa tre milioni al giorno in un periodo, quello della Pasqua, in cui i gestori prevedevano di fare affari importanti. Ma un calcolo complessivo del costo della crisi coronavirus è al momento impossibile.

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A bloccarsi anche i giri di affari che portavano introiti grazie all’affitto di sale conferenze. La richiesta dei commercianti è quella di riaprire le città come Milano e Venezia il prima possibile per permettere di lanciare subito una campagna di comunicazione che permetta almeno di salvare l’estate, stagione che da sola vale il 60% degli incassi annuali. Mostrando al mondo come l’Italia non sia l’unico Paese colpito dall’emergenza coronavirus e, anzi, è uno di quelli in cui controlli vengono effettuati con maggiore precisione.

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