“I sieri provocano alterazioni genetiche stabili”. Questo è stato l’esplosivo titolo di un pezzo uscito di recente sulle pagine de La Verità. L’articolo riprende i dati divulgati da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos Pathogens ed effettuato da un team di ricercatori della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Secondo gli scienziati, i sieri anti-Covid “sarebbero la causa di cambiamenti immunologici che possono essere trasmessi alla prole“. Dichiarazioni che, se confermate, accenderebbero sicuramente un nuovo riflettore sulla già fallace affidabilità dei sieri.
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I risultati dello studio
Nella fattispecie, la “prole” sarebbe quella di diverse centinaia di topi da laboratorio, i quali sono stati esposti alle nanoparticelle lipidiche sintetiche. Le stesse che nei vaccini mRna hanno la funzione di incapsulare proteina spike e acido ribonucleico per incentivarne l’entrata nella cellula. Da quanto si legge sull’articolo, dopo l’inoculazione c’è stata “l’inibizione a lungo termine delle risposte immunitarie adattive“, ovvero la capacità dell’organismo di reagire al contatto con microrganismi patogeni. Ma non solo, perché si è registrata anche la trasmissione genetica nella deregolazione delle risposte immunitarie della prole.
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Il commento di Giovanni Frajese
“Sia i topi maschi, sia i topi femmine svolgono un ruolo importante in questa trasmissione: l’esposizione alle particelle lipidiche sintetiche, di per sé altamente infiammatoria, ha indotto un effetto a lungo termine sulla conta dei globuli bianchi“, scrivono gli studiosi con l’approvazione di Plos Pathogens. Intervistato da Fabio Duranti nel corso del suo noto programma su Radio Radio, il prof. Giovanni Frajese, attualmente candidato tra le file del partito condotto da Gianluigi Paragone, Italexit, si è così espresso sulla questione: “Questo studio era disponibile in pre-print da un po’ di tempo. La rivista che lo ha pubblicato è importante, non di basso livello. Il dato è un po’ più complesso di come viene presentato nei titoli, però come sapete ho sempre fatto una critica anche abbastanza feroce sulla metodologia che è stata utilizzata nello sdoganare questi prodotti”.
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Il prof. Frajese ha poi concluso il suo intervento spiegando: “Ho sempre avvertito sul fatto che non sono stati fatti gli studi di cancerogenicità e genotossicità. Dopo lo studio dell’Università di Lund effettuato su linee cellulari – questo invece riguarda topi – si tratta di un ulteriore indizio che va in quella direzione. Non è uno studio che si può ignorare, ma ne parleremo in maniera approfondita prossimamente, o non faremmo un buon servizio”.
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