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“Troppi acquisti, troppi misteri”. Cosa c’è dietro il contrabbando di vaccini Italia-Albania. Le ultime indagini

Pubblicato il 27/10/2022 11:12

Quando il premier albanese Edi Rama confessò pubblicamente del “contrabbando” di vaccini con l’Italia, molti sobbalzarono dalla sedia. I media nazionali hanno però fatto di tutto per silenziare la notizia, ficcarla sotto il tappeto e fare in modo che passasse in cavalleria. Se la stampa e la politica si sono voltati dall’altra parte, la controinformazione e soprattutto la Giustizia hanno continuato a indagare. Ma a che punto siamo? Fabio Amendolara e François de Tonquédec su Panorama spiegano: “C’è una misteriosa storia legata ai vaccini che fa avanti e indietro tra Italia e Albania. Si è sviluppata in tre tappe che sembrano scene di un film da intrigo internazionale. La prima: in una borsa frigo caricata su un’auto con targa tedesca, pronta a imbarcarsi al porto di Bari con destinazione Durazzo, c’erano 30 fiale di Astrazeneca. La prima relazione di servizio della Guardia di Finanza che collega i vaccini a un probabile traffico illecito porta una data stampata sul primo foglio, in alto a destra: 19 maggio 2021. Nel documento giudiziario viene poi descritto in modo meticoloso il materiale sequestrato: ‘Vaccine Astrazeneca 5 ml’, tre fiale provenienti tutte dallo stesso lotto, ABW4330, con scadenza luglio 2021. Gli investigatori valutano che quella quantità può servire per preparare 30 dosi. I proprietari, due iraniani con cittadinanza tedesca e residenza a Berlino, che erano quasi riusciti a far salire la loro auto sul traghetto Aurelia diretto in Albania, non hanno fornito una spiegazione convincente”. (Continua a leggere dopo la foto)

I due, stando alle ricostruzioni investigative riprese da Panorama, erano degli insospettabili: “Abdolrahim Orangui Asr, 70 anni, e Ghassem Farhadi, 73. Si presentavano come due attempati signori distinti. Sono stati denunciati per «concorso in ricettazione»”. La seconda scena dell’intrigo vede come protagonista una toga. “Si chiama Luisiana Di Vittorio e lavora in Procura a Bari. È nel suo ufficio che sono arrivati i documenti del sequestro al molo, insieme a una comunicazione «urgente» con cui veniva informata che i due iraniani avevano lasciato il territorio nazionale. La magistrata inizia a ragionare sulle carte dell’inchiesta. E cerca subito di rispondere a una domanda: le fiale hanno attraversato tutta l’Europa da Berlino a Bari? E poi c’è da accertare se l’Albania è la meta o solo una tappa di passaggio di un viaggio più lungo. Più gli investigatori mettono il naso in questa faccenda, più la storia si complica. Le informazioni che arrivano da Tirana sono scarne. Per l’Albania la questione è molto sensibile. Da qualche tempo i rapporti con l’Iran sono tesi a causa di sospette intrusioni nei sistemi digitali. Finché il premier Edi Rama il 15 luglio scorso denuncia un massiccio attacco cibernetico sull’infrastruttura digitale del suo Paese e dichiara interrotto qualsiasi tipo di rapporto «con la Repubblica islamica dell’Iran». Nel frattempo le gravi difficoltà di approvvigionamento vaccinale albanese vengono certificate dall’Europa”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il sospetto che per una buona parte della prima ondata della pandemia qualcuno abbia sfruttato l’occasione per trafficare coni sieri ha continuato a far riflettere gli investigatori pugliesi. “Finché la terza e ultima scena del romanzo vaccinale italo-albanese viene girata durante un convegno a Bergamo”. È il famoso intervento in cui Rama racconta di aver fatto insieme all’ormai ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio “un’operazione di contrabbando” di un numero imprecisato di dosi del vaccino anti Covid della Pfizer partite dall’Italia e dirette in Albania, in violazione degli accordi con il produttore. “Ma – scrive Panorama – con molta probabilità l’indagine barese e la piratesca operazione di Rama non hanno nulla a che vedere. Ma quelle parole squarciano il velo di mistero che ha finora accompagnato gli acquisti dei vaccini da parte dell’Italia. Rama racconta che l’operazione “l’abbiamo fatta con i servizi segreti. Una cosa incredibile, il ministro degli Esteri dell’Italia e il premier dell’Albania che passavano merce di contrabbando per salvare delle persone”. (Continua a leggere dopo la foto)

Potrebbe non essere stata un’operazione isolata. Dai dati forniti a giugno dal successore di Francesco Figliuolo, il generale Tommaso Petroni, emerge come per quest’anno il governo italiano si sia accaparrato milioni e milioni di dosi di vaccino, molto più del necessario. Perché? “Complessivamente, a giugno l’Italia aveva comprato addirittura 318,4 milioni di dosi. Una cifra che va ben oltre i dati sulla vaccinazione. Con costi spropositati. […] La vicenda svelata del premier albanese apre però una serie di inquietanti interrogativi. Questa fornitura «di contrabbando» è avvenuta all’inizio della campagna vaccinale, quando i centri in cui venivano somministrate prime e seconde dosi erano in affanno con le scorte? È stata coincidente con il mix di vaccini delle terze dosi? Questi acquisti, apparentemente sconsiderati, nascondono in realtà l’intenzione di compiere operazioni come quella raccontata da Rama? Ma, soprattutto, i vaccini sono stati ceduti gratuitamente o a pagamento?”. Ora si attendono e si pretendono risposte a tutte queste domande.

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