La Cina è isolata a causa del coronavirus, e oltre al dramma umano e sanitario si sta consumando anche un dramma nel mercato mondiale. L’impatto sulla supply chain globale rischia di diventare pesantissimo: Pechino si è detta pronta a concedere certificati di “forza maggiore” ai soggetti che a causa delle difficoltà nei trasporti non saranno in grado di rispettare contratti commerciali. A spiegare nel dettaglio la situazione ci ha pensato Sissi Bellomo su Il Sole 24 Ore: “Un carico di soia o una petroliera, a determinate condizioni, potranno dunque essere respinti al mittente senza pagare il corrispettivo né incorrere in alcuna penale. Lo stesso scudo legale potrà difendere anche fornitori cinesi per la mancata consegna di materie prime o prodotti di qualunque genere, dall’acciaio alla componentistica auto alle t-shirt stampate”.
Anche questo sviluppo – molto importante sotto il profilo del diritto commerciale – ha probabilmente contribuito ad allarmare l’Opec Plus, che ora sta valutando se rendere ancora più drastico il taglio della produzione di greggio. “Per ora è stata convocata solo una riunione tecnica ristretta, ma questa potrebbe preparare il terreno a un vertice anticipato rispetto all’appuntamento in agenda il 5-6 marzo. Sul tavolo, secondo il Wall Street Journal, c’è l’ipotesi di un taglio supplementare di 500mila bg da mantenere finché l’allarme per l’epidemia non sarà cessato oppure un maxitaglio che l’Arabia Saudita farebbe da sola, per un milione di barili al giorno, in modo da dare una scossa al mercato”.
Ad offrire lo scudo legale della “force majeure” alle società cinesi è il Consiglio per la promozione del commercio internazionale, che ha messo i certificati a disposizione delle aziende che “non sono riuscite a rispettare contratti nei tempi previsti o non riescono ad adempiere a contratti di commercio internazionale” a causa di un comprovato ritardo o cancellazione di servizi di trasporto via terra, aria o mare. Le domande presto potrebbero arrivare a valanga. La Russia ha da poco chiuso le frontiere con la Cina: oltre 4mila chilometri di confine attraverso il quale transitano non solo milioni di persone, ma merci per circa 110 miliardi di dollari l’anno.
“Molti acquirenti starebbero già pensando di far ricorso alla clausola di forza maggiore: una beffa per gli Stati Uniti che solo ora si sono visti riaprire le porte del mercato cinese, grazie alla tregua sui dazi. L’intesa, siglata meno di un mese fa, impegna Pechino a importazioni extra dagli Usa per 200 miliardi di dollari nei prossimi due anni. Petrolio, gas e prodotti agricoli dovrebbero fare la parte del leone, ma gli acquisti cinesi invece che aumentare – come il mercato si aspettava – crollano a vista d’occhio. La Cina proverà a tirarsi indietro con gli Usa, grazie a una clausola degli accordi che prevede consultazioni ‘in caso di disastri naturali o altri eventi imprevedibili’. L’epidemia di coronavirus di certo offre un buon alibi”.
Ti potrebbe interessare anche: Ecco gli effetti della “cura Draghi”: le banche si rifanno sui correntisi. Aumentano i costi