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Tutti i partiti a Cernobbio alla corte dell’agenda Draghi. Unico assente? Paragone: ecco perché

Pubblicato il 05/09/2022 09:44

Tutti insieme appassionatamente. Eccola la fotografia della verità. Tutti presenti i partiti di Sistema al Forum Ambrosetti di Cernobbio, pronti a portare avanti l’Agenda Draghi. Letta, Calenda, Meloni, Salvini, Tajani, Conte. Unico assente? Gianluigi Paragone, leader di Italexit che con questi partiti non vuole neppure mischiarcisi. Un segnale forte, insomma. E che la dice lunga su quale sia – al di là dei proclami e delle dichiarazioni di facciata di alcuni – il vero partito anti-sistema. Tutti alleati, tutti concordi su sanzioni, armi, bollette. Da Giorgia Meloni, la presidente di Fratelli d’Italia, ci si aspettava un discorso per rassicurare il mondo dell’economia e infatti nel suo intervento si è soffermata soprattutto su temi economici e su politica internazionale, spiegando le sfumature delle sue posizioni nei confronti della Ue, dove tutti gli Stati “difendono i loro interessi”, giusto quindi che anche l’Italia lo faccia. Dice no allo scostamento di bilancio, propone di fare subito in Italia, senza aspettare l’Europa, lo scorporo del costo del gas e dell’elettricità. E ripete che “non può essere una eresia dire che il Pnrr non può essere perfezionato: è previsto nella norma”. (Continua a leggere dopo la foto)

Enrico Letta, che a Cernobbio è di casa dal 1999, arriva per dire che il voto al Pd è “l’unico” per evitare che venga eletto il “blocco della destra”. E che il debito italiano è “un problema a livello europeo” e per l’Italia è “meglio avere un governo che sta nella serie A con Francia, Germania, Spagna” che uno che va “con la serie B Polonia e Ungheria”. Quindi, spiega il segretario Pd, meglio il governo del centrosinistra per cui il Pnrr è “la stella polare. Si può discutere, ma diciamo ‘no’ alle rinegoziazioni. Se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo soldi e prospettive per il futuro”. Al contrario “se vincesse la destra il 25 settembre sera brinderebbe in primo luogo Putin, poi Orban e poi Trump”. (Continua a leggere dopo la foto)

Matteo Salvini torna a difendere la flat tax, propone di spostare a Milano il ministero dell’Innovazione e soprattutto, dopo le polemiche, spiega a Cernobbio la sua posizione critica sulle sanzioni verso la Russia: “Andiamo avanti con le punizioni per l’aggredito, ma proteggendo i nostri lavoratori. Vincere le elezioni ereditando un Paese in ginocchio non sarebbe una grande soddisfazione. Spero quindi che Bruxelles nelle prossime ore attui lo scudo”. Punto, quello dello scudo, che lo ‘riunisce’ al resto del centrodestra nettamente contrario ad allentamenti, con Antonio Tajani per cui le sanzioni sono “inevitabili” e Meloni secondo cui ne va della “credibilità” dell’Italia. È Tajani però ad assicurare che il centrodestra è unito e Forza Italia rimarrà nell’alleanza. “Noi siamo parte di una coalizione e resteremo nel centrodestra”. (Continua a leggere dopo il video)

Giuseppe Conte, in collegamento con Cernobbio da Napoli, difende il reddito di cittadinanza e dice che per lui sarebbe “folle abolire” perché ne va della coesione sociale. “Cancellarlo – aggiunge – è fare la guerra ai poveri”. Chiede che l’inflazione non sia una scusa per “politiche di austerity” e considera l’extra debito un’arma per “proteggere il tessuto sociale e imprenditoriale”. Poi è la volta di Calenda, per cui il diktat è “spezzare il bipopulismo che spacca l’Italia”, e si dice pronto a fare “il governo più largo possibile”. Si capisce bene dunque, foto a parte, che l’unica speranza per un voto che abbia davvero senso, e che rovesci il tavolo del Sistema, dei vincoli di Bruxelles, delle folli sanzioni a Mosca, e riporti l’Italia al centro, è quello per Italexit, unico partito fieramente assente a questo drammatico show.

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