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“C’è da preoccuparsi”. Bomba dell’ex A.D. di Enel e Eni, che non risparmia critiche a Nato e Ue

Pubblicato il 15/09/2022 18:59

“Gas ne avremo abbastanza se le modeste forniture che riceviamo dalla Russia, circa 20-25 milioni di metri cubi al giorno, dovessero continuare ancora per qualche mese. Se dovessero interrompersi domani mattina avrei qualche preoccupazione”. A pronunciare queste parole è stato Paolo Scaroni, Deputy Chairman di Rothschild & Co., presidente del Milan ed ex ad di Enel e Eni, in un’intervista a GEA e riportata da Libero Quotidiano. L’alto dirigente ha poi aggiunto: “Oggi rinunciare al gas russo vuol dire utilizzare gas per molti anni che arriva da altri Paesi. E’ molto difficile immaginare una transizione energetica in quattro e quattrotto. Certo, oggi riceviamo gas dall’Algeria, dalla Libia, dall’Azerbaigian via tubo, quindi solo per noi, e poi possiamo acquistare gas liquido nel mondo, che viaggia come il petrolio. Però quest’ultimo è sul mercato mondiale e va a chi lo paga di più. A lungo termine, certo, rinnovabili e nucleare potranno giocare un ruolo importantissimo, però almeno per i prossimi dieci anni noi abbiamo bisogno di gas”.
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Scaroni ha poi continuato la sua disamina parlando della situazione attuale del gas in Italia: “Noi nel passato abbiamo estratto 15-20 miliardi di metri cubi all’anno e le ricordo che il consumo italiano è di circa 70 miliardi, quindi coprivamo circa il 20-25% del fabbisogno. Progressivamente siamo calati come risultato perché non abbiamo fatto nuove esplorazioni, non è stato possibile realizzare nuove piattaforme e così via. Certo, gli italiani sono contro lo sfruttamento degli idrocarburi in mare, ma in realtà siamo un Paese che è sempre contro tutto. Siamo un Paese dove è difficilissimo realizzare qualunque infrastruttura”, ha proseguito.

Sorprendentemente il dirigente non ha lesinato delle critiche nemmeno troppo velate alle decisioni dell’Unione Europea, in merito alla gestione che ha causato la penuria di materia prima: “Quando penso all’Europa penso alla governance che ci siamo dati. Ce la siamo data noi quindi è inutile criticarla, ma abbiamo una governance così complicata, farraginosa, bloccata da veti, per cui qualunque decisione o azione rilevante a livello europeo richiede tempi non compatibili con le emergenze. Questo è un vero problema”, osserva Scaroni.
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In seguito ha detto la sua anche sulla Nato: “Vorrei anche aprire il capitolo Nato, perché quando a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina l’Alleanza Atlantica ha deciso azioni fortissime – armi, sanzioni – a quel tavolo, c’erano dei Paesi petroliferi, primo di tutti la Norvegia, che è un grandissimo esportatore di gas. In quel momento era largamente prevedibile che la reazione della Russia sarebbe stata tagliarci il gas, che i prezzi sarebbero quindi schizzati a livelli inimmaginabili e a quel tavolo c’era chi ci guadagnava – Norvegia, Stati Uniti, Canada – e chi perdeva enormemente. Ecco quella poteva essere la sede e potrebbe essere ancora la sede per chiedere una distribuzione più equa, perché è strano che un’azione presa collettivamente veda qualcuno che ci guadagna enormemente e qualcuno che ci perde enormemente”.
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Rispetto al price cap, continua Scaroni, “noi non possiamo condizionare i prezzi di una merce che non abbiamo. Quello che potremmo teoricamente fare è fissare un tetto ai prezzi per il gas che ci arriva via tubo quindi Norvegia, innanzitutto, Azerbaigian, Libia e Algeria, perché questo gas norvegesi e algerini non possono che venderlo a noi perché il tubo è collegato con noi, non hanno alternative. A questi Paesi, in particolare alla Norvegia nostra partner nella Nato, potremmo chiedere un prezzo calmierato. Per quanto riguarda il gas liquido parlare di price cap mi sembra francamente una stupidaggine perché se noi fissiamo un tetto che non è del mercato mondiale, il gas non verrà da noi ma andrà da un’altra parte”.
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Dunque, secondo Scaroni, sembra proprio che “ci stiamo incamminando verso un’Europa che avrà costi energetici superiori agli Stati Uniti e alla Cina, i due nostri grandi competitor a livello mondiale. Quindi le nostre imprese che utilizzano molta energia soffriranno e magari delocalizzeranno la loro produzione andando alla ricerca di energia meno cara. Il consumatore europeo avrà meno soldi in tasca perché dovrà pagare di più per scaldarsi, quindi da questo punto di vista vedo un futuro un po’ grigio”. Un futuro non proprio allettante quello dipinto dall’alto dirigente, che sorprendentemente si trova grossomodo sulla stessa linea del partito anti sistema di Gianluigi Paragone, Italexit, il quale ha sempre criticato aspramente le scelte dell’Europa e della Nato in primis, come anche quelle successive del governo italiano uscente.

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