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Brexit, Farage ringrazia Casaleggio ma il Movimento, nel frattempo, è cambiato (e ora tifa per l’Ue)

Pubblicato il 31/01/2020 15:31 - Aggiornato il 31/01/2020 15:32

Vi ricordate quando dicevano che Brexit non avrebbe vinto? Che gli inglesi non sarebbero stati così sciocchi? Io sì. Mi ricordo anche i commenti del giorno dopo quel referendum: sprezzanti e erroneamente profetici. Sprezzanti perché carichi di odio sociale oltre che di puzza sotto il naso, erroneamente profetici perché le previsioni negative sull’economia britannica non si sono avverate, per fortuna dei cittadini e delle famiglie d’Oltremanica. E vi ricordate quando i soliti soloni scrivevano che se ai britannici avessero concesso una seconda chance avrebbero rinnegato l’uscita votando l’europeismo del “remain”? Ecco, è andata a finire all’opposto: Boris Johnson ha stravinto le elezioni puntando su Brexit e scandendo quella tabella di marcia che ormai sancisce l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

Brexit, Farage ringrazia Casaleggio ma il Movimento, nel frattempo, è cambiato (e ora tifa per l'Ue)


Non solo, nel commentare il risultato Nigel Farage, l’altro grande attore protagonista della campagna per il “Leave”, ha ringraziato Gianroberto Casaleggio. Lo ha omaggiato per le visioni politiche che aveva rispetto all’Europa e al sovranismo costituzionale. “The Genius” lo ha chiamato, il gran capo del Ukip in ricordo delle passate chiacchierate e delle difficili battaglie contro il mainstream. Una vera e propria ammirazione. Peccato che nel frattempo, le cose in casa Movimento Cinquestelle sono decisamente cambiate: oggi Farage imbarazza, la Brexit fa paura e non suscita ammirazione. Il Movimento è europeista, ha votato orgogliosamente – come ha ricordato anche recentemente Luigi Di Maio nel suo discorso di dimissioni – Ursula Von Der Leyen, nella cui squadra compaiono vecchi commissari dell’era Juncker e nuovi acquisti come il conte Gentiloni. Insomma, un’altra epoca e senza dubbio un’altra tempra.

Brexit, Farage ringrazia Casaleggio ma il Movimento, nel frattempo, è cambiato (e ora tifa per l'Ue)

Farage, festante per il risultato raggiunto, con un solo nome mette a nudo la rivoluzione tradita del Movimento, ormai junior partner dell’europeista Pd. Quanto imbarazza la (fu) raccolta firme contro l’euro, quanto imbarazzano i vecchi video dove si promuovevano le lire e il potere d’acquisto degli italiani con la “loro” moneta. E quanto imbarazzano i comizi dove “The genius” impostava la visione strategica contro il maleficio europeista, la cui eco si è riversata in un programma elettorale eurocontrario con cui prendemmo il 33 per cento. Così, mentre Farage fa proprio il patrimonio di Gianroberto Casaleggio, i suoi figli a Roma rivendicano quella Ursula tanto cara alle cancellerie e al sistema. “Ma noi vogliamo cambiare l’Europa da dentro” si difendono ora i grillini. Non è così: questa manovra è talmente figlia di Bruxelles che nessun turbamento si è levato come invece si levò con la prima manovra della legislatura, sebbene il ministro dell’Economia non fosse un cuor di leone (Tria). E non è così nemmeno se si pensa che a breve l’Unione europea ci costringerà a privatizzare i porti italiani dopo che la solita commissaria Vestager ha scritto al governo mettendolo alle strette con la solita panzana degli aiuti di Stato.

Brexit, Farage ringrazia Casaleggio ma il Movimento, nel frattempo, è cambiato (e ora tifa per l'Ue)


Il voto sulla Brexit è la conferma che quando le cose partono dal basso non si fermano, nemmeno quando il sistema tenta di modificarne il senso. Theresa May ha pagato a caro prezzo la sua titubanza, così come il capo dei Labour, Jeremy Corbyn, ha pagato il suo percorso a zigzag. Lo stesso vale per Trump in America. All’indomani della sua vittoria alle presidenziali (assolutamente bucata dai commentatori mainstream, amici degli amici), tutti scrissero che le ricette del palazzinaro a stelle e strisce avrebbero provocato crolli in borsa e crisi economiche. Nulla di tutto questo è accaduto, anzi la Trumponomics sta consegnando agli americani un periodo di grande benessere: non solo i mercati festeggiano le ottime performance delle Borse ma pure le famose tute blu hanno salari migliori tanto che si parla di rinascita della classe operaia. Idem per il risveglio della middle class. Per chiudere, nessuna sciagura accade quando si ha il coraggio di concretizzare le ragioni del popolo con le azioni della politica. Brexit e Trump insegnano soprattutto ai temporeggiatori pentastellati una lezione di vita oltre che politica: mai tradire il sogno della rivoluzione. Chi lo fa poi deve fare i conti con la sua storia e i suoi maestri. Per non dire, i suoi the Genius.

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