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Bibbiano, la storia di Stefania: “Loro mi hanno rubato mia figlia con l’inganno”

Pubblicato il 01/08/2019 11:23

Per continuare a tenere accesa la luce su Bibbiano, riportiamo oggi una parte dell’intervista che, nel suo nuovo numero in edicola, Panorama ha fatto a Stefania. Una mamma che ritorna con la mente a quel drammatico giorno in cui gli assistenti sociali di Reggio Emilia sono entrati in casa sua con l’inganno, portando via sua figlia. A cento giorni di distanza, ancora non ha notizie della sua bambina. L’articolo è di Terry Marocco ed è stato riportato anche da “la Verità”.

Alle otto e mezzo del mattino Stefania sente bussare alla porta di casa. Vive con la madre, il compagno Marco e la loro bambina di due anni. Quella mattina, è il 3 aprile di quest’ anno, è sola a casa. Si avvicina alla porta. Un uomo e una donna le dicono che sono dell’ Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali, e sono lì per una segnalazione, i cani abbaiavano.

Dopo un furto Marco ha installato le telecamere all’esterno e lei vede che sta arrivando ancora altra gente. Le tolgono la corrente. È spaventata, chiama la madre, che si precipita a casa e riaccende la luce, così le telecamere tornano in funzione. Ma ora ci sono anche dei poliziotti. Entrano in casa. Stefania lascia la bambina nel suo lettino al piano superiore e cerca di capire cosa vogliono. Le chiedono i libretti dei cani.

Mentre li cerca in salotto, qualcuno sale velocemente le scale. Non riesce a vederli, si sono messi in modo da coprirle la visuale, ma dopo poco sente la bambina piangere. Quando corre a vedere cosa succede, sua figlia è tra le braccia di uno sconosciuto che la sta portando via, tenendola come un sacco.

“Aveva gli occhi sbarrati, gridava mamma. Ho corso per riprenderla con tutte le mie forze. Loro l’hanno sbattuta dentro una macchina e sono partiti. Sono rimasta lì a gridare e a piangere”. Stefania e Marco, da quando gli assistenti dei Servizi sociali del Polo Est di Reggio Emilia hanno portato via la bimba, non hanno più avuto sue notizie. “Dal rapimento sono passati più di cento giorni e io non so come sta, se mangia, riesce a dormire, se ha paura”.

Non so dove l’hanno portata, se è in una comunità o affidata a un’altra famiglia. Non abbiamo notizie. Il dolore è immenso“. Nel 2016 rimane incinta. Lei ha un passato da tossicodipendente, ma grazie a Marco esce dalla droga e inizia una nuova vita. Durante la gravidanza non riesce a dormire, così va al Pronto soccorso per chiedere aiuto.

L’ospedale allerta sia il reparto di psichiatria che gli assistenti sociali. Ed è da qui che ha inizio il suo calvario. Al Polo Est la conoscono e intervengono a gamba tesa chiedendo all’ospedale di chiamarli quando Stefania sarà ricoverata per il parto. “Appena partorito mi fanno i test tossicologici, sia io che la bambina risultiamo negative. Non basta ancora. Mi trattengono e mi obbligano a ricevere a casa le educatrici per tre mesi”.

Stefania collabora, tutto sembra andare bene. La bambina è bellissima, allegra, sana, solare. “Anche se non lo dicevo a nessuno, sapevo che era iniziato un altro incubo e che avrei avuto gli assistenti sociali addosso”. Davanti alla richiesta di andare in comunità con la piccola, Stefania si rifiuta categoricamente.

Spiega l’ avvocato Francesco Miraglia, che con il collega Giulio Amandola si occupa del caso: “È un sistema che vige in tutta Italia, lo denunciai anni fa. C’è un mercato sulla pelle dei bambini. Nel 2010 le cifre erano sconvolgenti: un giro d’affari annuo di un miliardo e 700 milioni. Oggi è ancora aumentato”. Il 22 ottobre 2018 il Tribunale dei minori di Bologna emette un decreto provvisorio che, come dice l’avvocato Amandola, sarebbe basato su falsità assolute.

“La tossicodipendenza della signora, superata da anni, i litigi della coppia, cose che accadono in ogni convivenza. E l’assurdità più grande: dire che vivono in uno scantinato”. E con quel decreto la sua bambina le è stata portata via. Stefania lotta come una leonessa, denuncia, produce ogni sorta di prova. La settimana scorsa c’è stata l’udienza. Molte sarebbero le discrepanze e così i giudici hanno chiesto l’intervento di un consulente tecnico d’ufficio. Il 20 agosto si tornerà in tribunale. Ancora troppe notti da affrontare. Ma forse la luce in fondo al tunnel è vicina.

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