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Benzina, il governo fa marcia indietro. Salasso per gli italiani (ecco quanto) e promesse tradite

Pubblicato il 22/11/2022 08:57

Non un grande risultato, perché la stangata per le famiglie, alla fine, arriverà comunque, malgrado la voce “energia” assorba i due terzi delle risorse stanziate nella nuova manovra. Nel rispetto della parolina d’ordine “continuità”, il governo conferma la proroga fino alla fine di marzo del mix di misure che mise in campo Draghi per provare a tamponare il disastro economico innescato dalle sanzioni alla Russia che si sono presto trasformate in sanzioni all’Italia. Nella nuova manovra, si diceva, viene rinnovato l’azzeramento degli oneri di sistema, l’aliquota Iva sul gas resta al 5% e il bonus sociale su gas e luce continuerà a sostenere i nuclei familiari che hanno un livello di Isee fino a 12 mila euro, soglia che sale a 20 mila per le famiglie numerose. Ma la nota stonata riguarda la benzina, vero incubo degli italiani in questi ultimi mesi. Il governo fa una vera e propria marcia indietro. Dopo che Meloni e Salvini (soprattutto) dai banchi delle opposizioni e dai salotti tv ripetono e promettono da anni di togliere le accise, ecco che alla prova dei fatti non lo fanno. E anzi, le rimettono. Come? Facendo calare lo sconto: dall’1 al 31 dicembre 2022 si riduce il taglio alle accise di benzina e gasolio. Lo sconto passa dagli attuali 30,5 centesimi al litro a 18,3 centesimi. Cosa provoca questa cosa? (Continua a leggere dopo la foto)

A rispondere è il Codacons: “Una misura assurda che avrà effetti pesantissimi sulle tasche degli italiani. Provocherà un rialzo immediato dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa, e una maggior spesa di 146 euro annui a famiglia, ipotizzando due pieni mensili di carburante. Inoltre cresceranno i prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% delle merce in Italia viaggia su gomma”. Per l’Unc è “un atto da kamikaze, un suicidio politico. Il governo ha poche idee, ma confuse. Non ha ancora capito che bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo si devono ridurre i prezzi dei beni energetici”. Anche le opposizioni affermano che “tagliare gli sconti sulla benzina è una follia”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma nel pacchetto di norme sull’energia le novità non riguardano solo la benzina. C’è anche l’incremento del credito d’imposta per le imprese colpite dai rialzi delle forniture energetiche. Spiega Luca Monticelli su La Stampa: “Per le piccole aziende – come bar, ristoranti, negozi, laboratori e così via – l’agevolazione fiscale salirà dal 30 al 35%, mentre per le attività più grandi, con contatori da 16,5 kW, l’aliquota passa dal 40 al 45%. Prorogata la possibilità di rateizzare le bollette a patto di non licenziare o delocalizzare”. Cambia anche l’imposta sui ricavi di cui hanno beneficiato i grandi gruppi dell’energia, a seguito della crisi sui mercati innescata dalla guerra in Ucraina. (Continua a leggere dopo la foto)

Il governo Draghi aveva istituito un’aliquota sugli extraprofitti prima del 10 e poi del 25%, che il 30 novembre dovrebbe assicurare un gettito di 5 miliardi, la metà di quanto preventivato. “Adesso la tassa sugli extraprofitti viene alzata al 33% e non sarà misurata sulla base del saldo delle operazioni Iva, ma si aggancerà ai profitti effettivi, in linea con quanto accade per l’Ires”. Ed è proprio grazie alla benzina e ai carburanti alle stelle, alle bollette allucinanti e ai costi domestici che le grandi aziende hanno fatto una mangiata senza precedenti grazie alla guerra in Ucraina.

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