Continuano le polemiche intorno al viadotto Cerrano dell’autostrada A14, un tratto che non trova pace e che simboleggia alla perfezione la folle gestione per la quale gli italiani continuano a pagare quotidianamente il conto. Mentre da un lato si va verso l’allentamento del divieto di transito per i mezzi pesanti, infatti, ecco che l’area è finita nel mirino anche della procura di Teramo, dopo quella di Avellino. Sulle testate ha iniziato a circolare l’ordinanza con cui era stata disposto il blocco ai tir, dalla quale si evincerebbe uno spostamento di 7 centimetri nei piloni.
Aspi ha subito puntualizzato che questo dato “non si riferisce alle pile, ma allo spostamento massimo del terreno nei pressi della Pila 1 registrato dalla strumentazione nell’arco di 3 anni (2016-2018). Tale valore non si riferisce dunque alle pile del viadotto, che non hanno mai raggiunto movimenti attenzionabili nel periodo considerato”.
Resta però il fatto che quello slittamento di qualche centimetro crea problemi non tanto sulle pile in sé del viadotto Cerrano, quanto sulle loro fondazioni. Una situazione che, nonostante i tentativi della società di sminuire la portata del problema, è finita sotto l’attenzione degli ispettori del ministero delle Infrastrutture.
La deformazione del palo che si trova all’attacco della fondazione sarebbe causa dal terreno franoso. Un problema che non dovrebbe causare ulteriori ripercussioni al momento sul traffico, come anticipato dal Sole 24 Ore, ma richiederebbe comunque consistenti lavori per evitare guai futuri. Entro la fine della settimana dovrebbe essere installato un sistema di sensori proprio sulle fondazioni (finora il monitoraggio è stato eseguito solo sulla frana), mentre in queste ore il viadotto potrebbe essere riaperto ai mezzi pesanti. L’ennesimo teatrino sulle nostre autostrade, l’ennesima sequenza di errori, incurie, disagi. Mentre l’ipotesi della revoca della concessione, giorno dopo giorno, sembra farsi più lontana, nonostante gli annunci.
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