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Assegno unico, stangata per 7milioni di italiani. Ecco cosa fare per non incorrere nei “tagli”

Pubblicato il 31/01/2023 08:34

Un gigantesco problema chiamato “Assegno unico” rischia di abbattersi sotto forma di tagli su almeno 7 milioni di percettori. Come ha spiegato l’Inps in una circolare, da marzo 2023 non sarà più necessario per chi già incassa l’assegno presentare una domanda ex novo. L’erogazione avverrà in modo automatico ma, in mancanza di aggiornamento dei dati Isee tramite Dsu, cioè la Dichiarazione sostitutiva unica, ciò avverrà “con riferimento agli importi minimi previsti dalla normativa”, ovvero 50 euro per figlio. Quindi: chi beneficiasse di una somma superiore alla quota minima (50 euro a figlio) ha l’obbligo di aggiornare il proprio Isee per mezzo della Dsu entro e non oltre il prossimo 28 febbraio. Se ciò non avvenisse, rischierebbe di perdere buona parte dell’assegno. (Continua a leggere dopo la foto)

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Se infatti i beneficiari non dovessero rispettare tempi e modalità previste dal regolamento, anche se avessero diritto a cifre molto superiori rispetto all’importo minimo (i famosi 50 euro per figlio), prenderebbe la quota minima, vale a dire quella già prevista per chi ha Isee superiore ai 40mila euro. È importante dunque mettersi subito al lavoro per reperire la documentazione necessaria. Per chi è poco avvezzo all’utilizzo delle piattaforme statali è sempre consigliato rivolgersi a chi lo sa fare, a dei professionisti e ai patronati. C’è un margine di speranza, però: anche se si facesse l’errore di non presentare la documentazione entro il 28 febbraio, ma lo si fa entro il 30 giugno, si otterranno poi gli importi arretrati dal mese di marzo, ricalcolati sulla base dei parametri Isee. (Continua a leggere dopo la foto)

Oltre il 30 giugno, però, non si avrà più diritto all’assegno. A rischiare di subire il colpo maggiore dalle nuove regole sono circa 4 milioni di beneficiari, cioè i cittadini con Isee inferiore a 15mila euro: costoro, che senza calcolare alcun genere di maggiorazione, ricevono 175 euro mensili, vedrebbero diminuire l’assegno di almeno 125 euro ogni 30 giorni. Stando infatti ai dati Inps, nel periodo marzo-novembre 2022, il 47% degli assegni totali è arrivato proprio a nuclei con Isee inferiore ai 15mila euro. La cifra minima, prevista per Isee superiori a 40mila euro o per chi non presenta Isee, è di 50 euro per figlio; mentre la massima è di 175 euro (per Isee inferiori a 15mila euro). (Continua a leggere dopo la foto)

Altra nota stonata: l’Inps, applicando alla lettera quanto stabilito dal decreto che istituisce l’assegno unico, ha deciso di riconoscere le maggiorazioni solamente ai nuclei in cui sono presenti entrambi i genitori. Per questo motivo alle famiglie monogenitoriali che nei primi mesi del 2022 hanno beneficiato della maggiorazione, potrebbe arrivare la richiesta di restituzione delle somme precedentemente erogate. Ai beneficiari potrebbe essere richiesta indietro una somma che potrebbe arrivare a 210 euro per figlio (30 euro per 7 mesi). Nel caso di una madre vedova con due figli minori, l’importo totale sarebbe quindi di 420 euro, oppure un padre solo con tre figli potrebbe dover restituire 630 euro. Occhio però anche a un’altra novità, stavolta in positivo, contenuta nell’ultima Finanziaria: il governo ha varato degli aumenti per le famiglie numerose: la maggiorazione mensile per nuclei in cui vivono almeno 4 figli passerà da 100 euro fino a 150, con un incremento del 50%. Inoltre, lo stesso incremento del 50% vale – con Isee inferiori ai 40mila euro – per i nuclei con tre o più figli a carico che siano nell’età compresa tra 1 e 3 anni.

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