Le sanzioni europee non sono semplicemente fallimentari nel danneggiare l’economia e le esportazioni di energia da parte della Russia, ma sono particolarmente efficaci nel distruggere l’economica europea. Il problema è che non abbiamo ancora visto nulla degli effetti devastati che l’esplosione dei costi in bolletta, il razionamento del gas e o blackout dell’energia elettrica provocheranno sull’economia reale e sulle nostre vite.
I dati ufficiali e le stime di ARERA, l’autorità italiana competente in materia, parlano chiaro: la componente energia delle bollette dell’elettricità è quadruplicata (da circa 0.10 euro per kWh ad oltre 0.40 euro per kWh come stima dell’ultimo trimestre del 2022) in poco più di un anno per la cosiddetta “maggior tutela” (che non ha quindi tutelato per nulla il consumatore finale). Per il gas, dopo essere raddoppiati in un anno, da circa 0.8 euro per metro cubo a circa 1.4 euro per mc, la stessa ARERA ha avvisato che dal primo ottobre 2022 questo presso raddoppierà a circa 2.8 euro per metro cubo. Valore insostenibili per le famiglie e le imprese italiane.
Di conseguenza, i nuovi lockdown saranno energetici, come anche anticipato velatamente da qualche fonte vicina al governo Draghi:
– vincoli al riscaldamento delle case private, con limitazione delle temperature e degli orari, oltre che negli degli edifici pubblici (in Germania sono esaurite le stufe elettriche e a legna, Vonovia taglierà il riscaldamento dei suoi inquilini il prossimo inverno);
– città al buio: coprifuoco dell’illuminazione pubblica e… privata? Tutto è possibile dopo quello a cui abbiamo assistito con l’emergenza sanitaria;
– chiusura anticipata dei locali come ristoranti e bar (ore 22) e dei negozi (ore 19):
– aumento dell’inquinamento dovuto al maggiore utilizzo di centrali a carbone ed oilo combustibile. Infatti, nel primo semestre 2022, ad esempio ENEL è stata costretta a raddoppiare la produzione di energia elettrica (bruciando carbone) rispetto ad un anno fa, complice sia la minore disponibilità di stoccaggi di gas sia la siccità, che ha portato ad un calo di quasi il 40% della produzione idroelettrica.
La soluzione? Smettere di fare la guerra alla Russia, peraltro per procura degli USA; guerra nella quale l’Europa sta perdendo da ogni punto di vista. L’impoverimento di milioni di persone europee non risolverà il problema in Ucraina. Come con il Covid, anche in questa situazione c’è chi ci sta guadagnano, e molto. Con l’epidemia ormai finita, erano le grandi società, i big pharma, che hanno fatto centinaia di miliardi di dollari di ricavi, e connessi profitti, senza rischio, con l’immunità dai gravissimi e frequenti effetti avversi. Con l’emergenza del gas, ed energetica più in generale, sono le grandi compagnie petrolifere europee, inclusa ENI, a lucrare miliardi di euro di profitti. Il motivo? Continuano a comperare il gas a prezzi bloccati dai contratti a lungo termine (anche con Gazprom, che ha tagliato i volumi ma non ha toccato i prezzi fissati dai contratti), ma vendono lo stesso gas ai consumatori (imprese energivore e famiglie) a prezzi di mercato, che sono nel frattempo decuplicati. Per fermare la speculazione bisogna imporre un tetto ai prezzi del gas, che non andrebbe in realtà a danneggiare la Russia, ma a limitare i sovra profitti dei produttori/importatori/trader/speculatori sui futures. Infatti, tale “price cap” dovrebbe essere imposto al mercato dei derivati TTF, che pur scambiando solo una piccola quantità del totale del gas consumato in Europa (meno di un quinto secondo la nostra stima), determina il prezzo finale per tutti i consumatori, per colpa della inutile indicizzazione al TTF dei contratti. Nella realtà, il prezzo di estrazione e costo di trasporto del gas sono solo leggermente saliti, non certo raddoppiati o anzi decuplicati come il prezzo all’ingrosso nel mercato dei contratti derivati del TTF in Olanda (da circa 20 a oltre 200 euro per MWh).