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I tentacoli di Arcuri. Non solo Commissario Covid: con InvItalia gestisce tutto

Pubblicato il 31/08/2020 15:38

Ma quante cose fa Domenico Arcuri? Quanti interessi ha? Più che di mani, sembra dotato di tentacoli. Già, perché arriva dappertutto. Vi dice niente InvItalia? L’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, è guidata da 13 anni proprio da Domenico Arcuri. Azionista unico, il Tesoro. Questo strumento era nato nel 1999 come Sviluppo Italia, sotto il governo di Massimo D’Alema. Negli anni, però, InvItalia si è molto allargata, così come Arcuri. L’ultimo arrivo nella “galassia” è il Fondo per ripatrimonializzare le piccole e medie imprese colpite dal Covid. Il premier Giuseppe Conte, infatti, ha riconfermato Arcuri amministratore delegato, insieme alla carica – come è noto – di Commissario per l’emergenza Covid. E le due cariche sembrano andare a braccetto, perché non è un caso se alcuni dei compiti assegnati al Commissario sono stati eseguiti da InvItalia, come l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione, la piattaforma per i fornitori, la gestione degli incentivi per la messa in sicurezza delle imprese e ora la gara per i banchi nelle scuole.

Come ricostruisce molto bene Antonella Baccaro sul Corriere, “quella di stazione appaltante è solo una delle tante vocazioni di InvItalia, peraltro recente. Sviluppo Italia nacque dalla sintesi di alcuni strumenti dell’interventismo statale (Spi, Itainvest, IG, Insud, Ribs, Eni-Sud Finagra), una mission che con il governo giallo-rosso e il Covid ha ripreso slancio, se è vero che ormai è un percorso irreversibile quello che porterà InvItalia a diventare azionista dell’ex llva con una dotazione pubblica di 470 milioni. E se la più volte ventilata ipotesi di un ingresso in Alitalia pare tramontata, di un possibile ruolo di InvItalia si è sentito parlare anche nella partita di Autostrade”.

Insomma, è come se questo strumento avesse potenzialmente la flessibilità di adattarsi alle molteplici necessità d’intervento dello Stato, proprio come la figura di Arcuri, sempre più braccio destro di Conte. “Risale al 2007 – spiega Baccaro – la riorganizzazione di Sviluppo Italia in Agenzia con l’obiettivo della ripresa della competitività del sistema-Paese, e particolarmente del Mezzogiorno, che si ritrova nella strumentazione messa a punto negli anni e ancora in atto: Resto al Sud per i giovani, Sistema Italia Start up, SmartStart Italia, Nuove imprese a Tasso zero per la nuova imprenditoria, oltre a iniziative per il selfemployment”.

Ma da InvItalia passano anche molti incentivi, alcuni destinati alla riconversione energetica: “Dalla gestione del Fondo nazionale per l’efficienza energetica a quella degli incentivi come l’Ecobonus per i veicoli a basse emissioni. Così come le spetta il finanziamento e la valorizzazione dei brevetti, la ricostruzione economica di zone colpite da calamità naturali (terremoto de L’Aquila), il sostegno a iniziative di carattere sociale e culturale. Fra le partecipazioni permane anche quella in Infratel per l’attuazione dei Piani di banda larga e ultralarga. Ma l’attività più nota di Invitalia resta quella del recupero di aziende e aree industriali in crisi”.

I piani di rilancio si susseguono da anni, regolarmente finanziati, ma gli investitori latitano, oppure arrivano e poi lasciano subito. La gestione di InvItalia sotto Arcuri molto spesso non ha risolto i problemi, ma ha semplicemente garantito al governo di procrastinare chiusure difficili da gestire sul piano sociale.

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