Ufficialmente di problemi nel governo non ce ne sono, per carità. Anzi, tutto continua a filare liscio come l’olio nonostante la rabbia crescente degli italiani passati dall’insofferenza per il Green pass e le restrizioni anti-Covid alla disperazione di fronte al boom dei costi di energia e carburante. In realtà, però, qualcosa all’interno dell’esecutivo sembra essersi rotto, in particolare nei rapporti tra Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che pare ormai definitivamente “commissariato” dal premier, evidentemente per niente soddisfatto del suo operato.
Come raccontato da Carlantonio Solimene sulle pagine del Tempo, infatti, nonostante i recenti attestati di stima di Draghi verso di Maio di fronte ai microfoni, in realtà i rapporti tra i due sarebbero tutt’altro che rosei. Complice “una gestione della crisi ucraina che per il momento ha visto l’Italia di Supermario recitare un ruolo di secondo piano rispetto allo sbandierato attivismo di Francia e Germania”. Uno scenario che avrebbe spinto Draghi ad assumersi un ruolo di primo piano, scavalcando Di Maio.
Proprio Draghi, non a caso, è stato il protagonista assoluto della gestione dell’incontro andato in scena a Roma tra il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan e il capo della diplomazia del partito comunista cinese Yang Jiechi. Un vertice di grande importanza, curato nei singoli dettagli direttamente da Palazzo Chigi. Lo stesso Sullivan ha in agenda per i prossimi giorni un incontro con Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico di Draghi, e non con Di Maio, completamente scomparso dalla scena.
Una sorta di bocciatura dell’operato di Di Maio, che d’altronde non aveva mancato di scatenare sfottò e ironie anche dall’estero. La Russia, all’inizio della crisi, aveva tirato le orecchie al titolare della Farnesina, invitandolo a una maggiore professionalità. Con l’esponente M5S inciampato poi nella gaffe in diretta a Di Martedì, quando aveva paragonato Putin a un animale. Troppe figuracce, in un momento in cui serve invece agire con decisione ma anche buonsenso. E così alla fine Draghi sembra aver deciso per il “commissariamento” del povero Luigino, ora ridotto a spettatore.
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