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Amazon e Microsoft controlleranno i dati della pubblica amministrazione (cioè i nostri dati). Addio alla sovranità nazionale

Pubblicato il 24/06/2022 09:48

Svendiamo un’altra fetta della nostra sovranità, e stavolta probabilmente la più grande: cioè i nostri dati personali. Personalissimi. Già, perché anche se per l’esito definitivo si dovranno ancora aspettare una quindicina di giorni, nel frattempo la gara per il Polo strategico nazionale, che prevede la realizzazione del cloud per la pubblica amministrazione, è stata assegnata al raggruppamento costituito da Aruba e Fastweb (con tecnologie cloud dei colossi Usa Amazon e Microsoft Azure). Come spiega il Corriere, a renderlo noto sono Difesa Servizi e il ministero per l’Innovazione Tecnologica, che prendono atto del cambio di scenario rispetto alla prima fase del bando, quando ad averla spuntata era stato il raggruppamento di imprese costituito da Tim, Sogei, Leonardo e Cdp Equity. (Continua a leggere dopo la foto)

La cordata nazionale con tanto di soggetti pubblici, però, si è vista battuta sul lato dell’offerta economica e adesso disporrà, appunto, di 15 giorni per replicare la proposta di Aruba e Fastweb. “Il meccanismo di gara predisposto da Difesa Servizi (società del ministero della Difesa) e dal ministero guidato da Vittorio Colao prevede, del resto, per il raggruppamento capitanato da Tim in veste di mandataria il diritto di pareggiare «le condizioni offerte dall’attuale aggiudicatario». La distanza delle due proposte è di 700 milioni di euro. Il tandem Fastweb-Aruba si è candidato a realizzare il cloud nazionale, dove dovranno migrare il 75% delle amministrazioni italiane entro il 2026, per un importo pari a 2,67 miliardi di euro (a fronte di una base d’asta di 4,4 miliardi), mentre la cordata composta da Tim, Sogei, Leonardo e Cdp Equity per lo stesso tipo di impegno ha richiesto 3,37 miliardi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Uno scarto economicamente significativo che pone in vantaggio Aruba e Fastweb (quindi Microsoft e Amazon), ma che, d’altra parte, sorprende fino ad un certo punto i tecnici e i dirigenti del ministero per l’Innovazione tecnologica. Spiega sempre il Corriere: “Lo scenario che si prefigura è quello auspicato dallo stesso ministro Colao in fase di predisposizione del bando, ossia un percorso di individuazione in due tappe del fornitore più adeguato per una partita strategica come il cloud. La prima tappa, caratterizzata dall’elaborazione della soluzione tecnica migliore, da utilizzare come impianto da cui partire per elaborare la seconda parte del bando con l’offerta economica. Il tutto con l’obiettivo di ottenere, attraverso una serrata competizione, le condizioni migliori sia sotto il profilo tecnologico, sia in termini di risparmio per la casse pubbliche”. E dei nostri dati? Nessuno se ne cura. Anzi, sono proprio quelli a fare gola, soprattutto a colossi come Amazon. (Continua a leggere dopo la foto)

Nei prossimi giorni la cordata composta dalle aziende pubbliche e da Tim dovrebbe rifare i conti per cercare di ritoccare lo sconto offerto finora di un ulteriore 16%, pareggiando la proposta di Aruba e Fastweb. La volontà di “esercitare il diritto di prelazione” allineandosi al valore di 2,67 miliardi è data per possibile e probabile, anche se a caldo nessuno si sbilancia ufficialmente. Ma cosa c’è dietro questo grande giro di miliardi e di dati? Inutile dirlo: l’Europa. Già, perché anche questo è uno dei ricatti legati all’erogazione dei soldi del Pnrr.

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