Tra i vincitori delle elezioni Regionali in Emilia Romagna ce n’è uno che, al momento, non viene citato, nonostante abbia tratto enorme beneficio dalla vittoria di Bonaccini sulla candidata leghista Borgonzoni. Si tratta del gruppo Benetton, quello che, grazie all’affermazione di un Pd ora vero motore del governo, può tirare un deciso sospiro di sollievo: la revoca delle concessioni autostradali, quella sbandierata a più riprese dai Cinque Stelle in passato, non si farà. Il tutto nonostante sia ormai pronto il famigerato dossier del ministero Infrastrutture e Trasporti, un documento che mette in luce tutte le criticità del sistema attualmente ancora in vigore.
Scorrendo tra le pagine si trovano, infatti, i pareri dei giudici contabili, che parlano di un meccanismo che favorisce eccessivamente Autostrade per l’Italia. Così come le analisi sullo stato dei viadotti e delle gallerie controllate dai tecnici negli ultimi mesi, con tanto di report degli incidenti più recenti come il crollo del soffitto nel tunnel Bertè, sulla A26. Tutto inutile, però. Il vento è definitivamente cambiato dopo una tornata elettorale che ha mutato radicalmente i rapporti di forza all’interno dell’esecutivo giallorosso, sempre più a guida Pd e con un Movimento Cinque Stelle ridotto, dopo il tracollo fatto segnare nelle urne, al ruolo di comprimario o poco più.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva d’altronde anticipato il cambio di rotta, manifestando la sua preoccupazione per il costo che una rottura traumatica con la società dei Benetton avrebbe avuto sulle case dello Stato. Il Milleproroghe, in questo senso, era un indizio: nessuna cifra era stata messa a bilancio per far fronte alle spese di un’eventuale revoca delle concessioni. Il segnale che a spuntarla, alla fine, sarebbe stato il partito di Conte e di Renzi, di quelli contrari fin da subito all’ipotesi di quell’intervento drastico che i Cinque Stelle, all’indomani della tragedia del Ponte Morandi, avevano promesso ai loro elettori.
Come se la caveranno i Benetton? Sul tavolo c’è l’ipotesi di una riduzione delle tariffe del 5%, con l’azienda subito corsa a presentare al governo un nuovo piano che include investimenti sulla manutenzione, cambio di managment, scuse ufficiali e chi più ne ha più ne mette. Forse arriverà una multa, di sicuro non più la revoca. Una certezza che ha fatto volare il titolo Atlantia in Borsa, con un balzo del 2,5% figlio del mutato clima politico. Quello che vede i Cinque Stelle ormai rassegnati all’idea di non poter mantenere, ancora una volta, le promesse fatte agli italiani.
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