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613 mila posti di lavoro spariti, altri 300 mila a rischio: l’autunno giallorosso sarà caldissimo

Pubblicato il 22/07/2020 10:14 - Aggiornato il 22/07/2020 14:30

La bellezza di 144 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico guidato da Stefano Patuanelli. Dei quali nessuno, a oggi, è stato ancora chiuso. Con 300 mila posti di lavoro in ballo e tante situazioni di tensione pronte nuovamente a esplodere, dall’Ilva di Taranto ad Alitalia passando per Whirpool e Acciaierie di Terni. Fronti caldissimi che, al momento, il governo si limita a non affrontare, rinviando a data da destinarsi il momento del confronto. Nel frattempo, Conte cerca di anestetizzare i focolai con il prolungamento di due meccanismi: il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione.

613 mila posti di lavoro spariti, altri 300 mila a rischio: l'autunno giallorosso sarà caldissimo

Lo stop ai licenziamenti per motivi economici dovrebbe scadere il prossimo 17 agosto ma c’è la tentazione, crescente, di rinviarlo addirittura al 1 gennaio 2021. Tenendo alzato, di fatto, un muro che copre la reale situazione del Paese. A ricordarcela, però, viene in soccorso il tasso di disoccupazione: secondo l’Istat a maggio è sceso al 57,6%, con la sparizione nel giro di 12 mesi di ben 613 mila posti di lavoro. Dati che rischiano di peggiorare, e parecchio, appena verranno meno i palliativi pensati da un governo che non ha ancora trovato soluzioni incisive ai danni causati dall’emergenza. Federmeccanica e i sindacati parlano, non a caso, di 80 mila posti di lavoro a rischio soltanto nel settore dei metalmeccanici.

613 mila posti di lavoro spariti, altri 300 mila a rischio: l'autunno giallorosso sarà caldissimo

Un quadro allarmante sul quale è tornato in queste ore Francesco Bonazzi attraverso le pagine di Panorama, concentrandosi in particolare sulla situazione di Torino: “Nella provincia, 60 mila metalmeccanici sono in cassa integrazione. Uno su due non sta lavorando e di questi buona parte è coinvolto in crisi di lunga durata. E mentre gli operai Fca di Mirafiori temono la mannaia delle sinergie da fusione con i francesi di Psa Peugeot, ci sono crisi aziendali già drammatiche. Come quella della tedesca Mahle, che con i due stabilimenti di La Loggia e Saluzzo produceva pistoni e altri componenti per motori diesel. A ottobre il gruppo di Stoccarda voleva licenziare i 452 dipendenti, ma a fine gennaio il Mise ha concesso la cassa integrazione per tutti”.

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Gli esempi sono tanti. Alla Jabil di Marcianise il blocco dei licenziamenti è arrivato appena in tempo per fermare il taglio di 190 lavoratori a fine maggio, in piena pandemia. Ma la situazione è rimasta ovviamente di alta tensione e, con la scadenza dello stop teoricamente prevista per agosto, non si sa ancora cosa potrà succedere. Intanto in fabbrica si lavora a ritmi di produzione bassissimi, con gli operai occupati solo pochi giorni al mese. Molte lavorazioni sono state spostate all’estero e anche 350 dipendenti che inizialmente erano stati risparmiati dalla conta degli esuberi ora rischiano il posto. La riprova di come le soluzioni adottate fin qui dal governo siano soltanto un tentativo di nascondere goffamente problemi mastodontici, impossibili da nascondere sotto il tappeto.

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