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5 Stelle nel caos: 3 deputati autosospesi, oltre 30 pronti a lasciare il Movimento

Pubblicato il 17/09/2020 11:13 - Aggiornato il 17/09/2020 15:29

La resa dei conti all’interno del Movimento Cinque Stelle è già iniziata. Dopo l’attacco violento di Davide Casaleggio, che aveva annunciato la sospensione di alcune funzionalità della piattaforma Rousseau a causa della “morosità” di alcuni esponenti pentastellati, ecco arrivare le prime, pesanti conseguenze: tre deputati, Carlo Ugo De Girolamo, Fabio Berardini e Paolo Romano, si sono autosospesi, definendo “vergognose” le parole del guru del M5S. In trenta, stando alle indiscrezioni di queste ore, avrebbero già pronta la valigia. E il numero potrebbe crescere a breve, soprattutto dopo l’annunciata debacle alle Regionali.

5 Stelle nel caos: 3 deputati autosospesi, oltre 30 pronti a lasciare il Movimento

Casaleggio, da par suo, non ha fatto alcuna retromarcia, anzi. Ha puntato il dito contro i tre parlamentari autosospesi evidenziando come “Berardini e De Girolamo non rendicontano dal mese di dicembre 2019, Romano dal mese di agosto 2019”. Ribadendo poi come gli “impegni presi vadano onorati”. Una polemice che si è trascinata per ore, con altri esponenti grillini a criticare il presidente della Rousseau ricordandogli come il sito ufficiale del M5S e la piattaforma siano cose separate. E che ha costretto Di Maio, rivale annunciato di Casaleggio ai prossimi Stati Generali di ottobre, a vestire i panni del mediatore, accorrendo a gettare acqua sul fuoco. L’ennesima spia di un rischio implosione altissimo.

5 Stelle nel caos: 3 deputati autosospesi, oltre 30 pronti a lasciare il Movimento

Il modo peggiore, insomma, per avvicinarsi a una serie di passaggi fondamentali per il futuro del Movimento. Con Alessandro Di Battista, uno dei pretendenti alla leadership, che ha cercato di spegnere le polemiche focalizzando le attenzioni sul referendum per il taglio dei parlamentari, invitando al voto per il “sì”. E con Di Maio che, da par suo, non sembra troppo preoccupato dall’evidente sgretolamento della sua stessa formazione. Come se, tutto sommato, l’eventuale fuoriuscita di qualche dissidente potesse rivelarsi quasi come una panacea, un modo per liberarsi dei problemi interni e rafforzare allo stesso tempo la propria guida su quel che resterà dei Cinque Stelle.

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A preoccupare Di Maio è solo l’ipotesi di uno strappo troppo grande, tale da mettere in discussione la sopravvivenza stessa del Movimento. Bene, allora, evitare che i 35 morosi dati in pasto al pubblico ludibrio possano fuoriuscire tutti insieme dopo il voto, portandosi dietro magari altri parlamentari. L’emorragia va tamponata in fretta, e se di cure vere e proprio non ne esistono pazienza: l’importante, per il ministro degli Esteri, è che nessuno lo scavalchi alla guida di quel che resta dei fu Cinque Stelle.

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