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Dal Covid a Putin, i televirologi sparlano di guerra. Sentite le loro corbellerie

Pubblicato il 01/03/2022 09:17 - Aggiornato il 07/12/2022 18:07

Con lo scoppio della guerra il Covid non fa più notizia, ma i nostri (tele) virologi non si sono persi d’animo e continuano il loro tour (se pure a tappe ridotte) nei vari salotti televisivi. Qual è l’argomento del momento? La guerra in Ucraina appunto, e quindi senza alcun imbarazzo ora si mettono a discutere di quello, a dare giudizi a sfornare opinioni. Il trucco, però, è sempre quello di trovare un benché apparente collegamento tra il conflitto bellico e la pandemia. Come scrive Alessandro Rico su La Verità, “i televirologi stanno scoprendo la dura legge dei media. I quali, come il dio Kronos, divorano i propri figli. Con la guerra in Ucraina che ha scalzato il Covid nelle breaking news, si spengono i riflettori sugli scienziati «narcisisti» (Matteo Bassetti dixit). Hai voglia ad avvisare il mondo che la pandemia non è finita (Oms), che il green pass tornerà utile in autunno (Ilaria Capua), che servono ancora mascherine e distanziamento (Gianni Rezza), che bisogna aprire con gradualità (Roberto Speranza). Sotto le bombe di Vladimir Putin è stata sepolta pure la famigerata «infodemia»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ma niente paura, c’è un piano B: “Riconvertirsi, da televirologi, a sopraffini analisti di geopolitica. S’era portato avanti Massimo Galli, che già a cavallo di San Valentino discettava, a Stasera Italia, di «disgregazione dell’impero russo» e «compromesso internazionale». Dopo il Kissinger in salsa monoclonale, si sono fatti avanti i colleghi. Fabrizio Pregliasco si preoccupa del fatto che le guerre «amplificano le malattie infettive a trasmissione feco-orale». Insieme ai missili Stinger e agli elmetti, l’Europa consegni il messaggio ai soldati ucraini: se vi passate il kalashnikov, prima igienizzatevi le mani con l’Amuchina. E soprattutto, non grattatevi mai dove non batte il sole…”. (Continua a leggere dopo la foto)

Solo loro? Macché! Ognuno dice la sua: “Nino Cartabellotta, che non è esperto di relazioni internazionali come non lo è di virus, affida a Twitter le sue osservazioni. Spaziando dalla «risposta alle sanzioni» dello zar, che per reazione schiera le «forze di deterrenza nucleare», alla tirata di orecchie a Joe Biden: «Parla di terza guerra mondiale con una disinvoltura agghiacciante. Fermateli». Si stava meglio quando si stava peggio. Quando la guerra era quella al nemico invisibile, mentre i nostri virologi erano molto, molto visibili. Decisamente più raffinata Antonella Viola che, sulla Stampa, esamina le guerre come «amplificatori di contagio». E poi, planando sopra otto anni di tensioni nel Donbass e trent’ anni di allargamento della Nato a Est, spiega che l’invasione è la mossa di Putin per nascondere gli effetti di una maldestra gestione del Covid”. Come vedete, il trucco è questo: infilarci comunque il Covid. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude lapidario Rico: “Armi, acciaio, malattie. E qualche amnesia: non era stata proprio la Viola, lo scorso luglio, a scrivere che Massimo Cacciari e Giorgio Agamben non potevano parlare di virus e vaccini, perché sono due filosofi? Lei, nel frattempo, ha preso la laurea in tuttologia? Pazienza. I (tele) virologi li dobbiamo capire. Questo è il canto del cigno, anzi, del medico caduto nell’oblio”.

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