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Boom di arresti cardiaci nei giovani, lo studio choc di Nature. Cosa è stato scoperto

Pubblicato il 30/04/2022 11:06

La narrazione da regime vaccinista insiste col dire “rare e lievi”, riferendosi alle miocarditi da vaccino. Peccato però che la realtà ha dimostrato sempre più che le cose non stanno proprio come dicono loro. E un ulteriore nuovo studio, condotto su dati israeliani, proietta ombre più che inquietanti sulle iniezioni anti Covid tra i più giovani. La ricerca – appena pubblicata su Nature e ripresa da La Verità – evidenzia “un aumento di oltre il 25% di chiamate d’emergenza per arresti cardiaci e sindromi coronariche acute, in persone tra i 16 e i 40 anni e in concomitanza con le somministrazioni di prime e seconde dosi”. Gli scienziati di Boston e Tel Aviv non hanno potuto accertare se i pazienti assistiti avessero il Covid o si fossero sottoposti solo alla puntura a mRna. “I risultati, comunque, alimentano i sospetti”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’incremento di gravi problemi cardiaci, registrato tra gennaio e giugno 2021 rispetto al 2019 e al 2020, è “significativamente associato ai tassi di prime e seconde dosi di vaccino” inoculate, ma non alle infezioni da coronavirus. “L’analisi uscita su Nature compara il periodo precedente alla comparsa del Sars-Cov-2 (gennaio 2019-febbraio 2020), i mesi di pandemia senza vaccini, da marzo a dicembre 2020 e quelli in cui l’avanzata del virus è corsa in parallelo con la campagna vaccinale (gennaio-giugno 2021). Cosa si riscontra? Un «aumento statisticamente significativo, di più del 25%», sia nelle chiamate d’emergenza per arresti cardiaci, sia in quelle per sindromi coronariche acute. L’incremento ha riguardato maschi e femmine tra 16 e 39 anni, benché, tra le seconde, sia stato ancor più consistente: +31,4% per arresti cardiaci, +40,8% per sindromi. coronariche acute”. (Continua a leggere dopo la foto)

Osservando le cifre, ci si rende conto che “accresciuti tassi di vaccinazione nel rispettivo gruppo d’età sono associati ad accresciuti numeri nei conteggi settimanali delle chiamate per arresti cardiaci e sindromi coronariche acute”. In sintesi: più iniezioni, più crisi di cuore. Invece, “il modello non ha individuato un’associazione statisticamente significativa tra i tassi d’infezione da Co-vid-19” e le telefonate ai soccorsi. La maggior frequenza di chiamate, da gennaio 2021, “segue strettamente alla somministrazione della seconda dose di vaccino”, mentre un ulteriore aumento, registrato da aprile di un anno fa, “sembra tenere dietro a un incremento delle vaccinazioni con singola dose ai guariti”. È una scoperta da sventolare in faccia al governo dei migliori”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’ipotesi formulata dallo studio di Nature è che l’incidenza di arresti cardiaci e sindromi coronariche acute sia “coerente con la nota relazione causale tra vaccini a mRna e quelle patologie. Quel che è certo, è che un esame su una tale mole di dati (30.262 richieste di soccorso per arresti cardiaci e 60.398 per sindromi coronariche acute, di cui, rispettivamente, 945 e 3.945 negli under 40) dovrebbe indurre le autorità a una riflessione”. Conclude Alessandro Rico: “Se in autunno ripartirà il tran tran sulle dosi a tappeto, dovremo pretendere prudenza e verità. Non propaganda”.

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