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Vaccinati e contagiati. Emergenza sanitari: scoppia il caso degli ospedali

Pubblicato il 07/04/2022 08:49 - Aggiornato il 07/12/2022 17:58

Con lo stato di emergenza ormai terminato, la situazione per il personale sanitario non sembra essere migliorata troppo, anzi. L’obbligo vaccinale è ancora in vigore e lo sarà fino al prossimo 31 dicembre, pena la sospensione dal lavoro. E nelle corsie, nonostante le tante somministrazioni, ci si continua a contagiare, con gli ospedali costretti a fare i conti con gravi carenze negli organici a causa di medici e infermieri costretti a rimanere isolati in casa. Al 31 marzo, soltanto in Veneto il numero di professionisti contagiati era di ben 2.260 persone, un’enormità.

Il direttore generale dell’Usl 3 Serenissima Edgard Contato ha dichiarato alle pagine del Corriere della Sera: “Ormai siamo abituati a fare a meno, mediamente, di 130 dipendenti a settimana, infettati”. Con il risultato di una riorganizzazione continua, necessaria per far fronte all’emergenza, con gli operatori spostati da questa a quella mansione per tappare i buchi. Chi resta in corsia si trova così a sobbarcarsi una carico di lavoro doppio, a volte anche triplo, in attesa del ritorno dei colleghi nel frattempo risultati positivi al Covid.

Non bastasse il problema di medici e infermieri che, anche se asintomatici o lievemente sintomatici, non possono lavorare, c’è poi il problema dei non vaccinati, sospesi e costretti ancora a rimanere a casa. Il governo, da questo orecchio, continua a non voler sentire, nonostante gli appelli delle Regioni affinché si trovi in una soluzione, il più ragionevole possibile: il Friuli Venezia-Giulia continua a segnalare mediamente 40 nuovi positivi al giorno in corsia, con punte di 70 come successo lo scorso 29 marzo. Gravi assenze si registrano anche nel personale delle residenze per anziani, alle prese con tantissime assenze.

La Verità ha segnalato come molte Asl siano costrette a ricorrere a rianimatori e anestesisti spesso forniti da cooperative poco qualificate. Circa venti strutture della Lombardia, sulle cento dotate del reparto d’urgenza, avrebbero affidato la copertura di una parte dei turni proprio a questi enti esterni. Nel frattempo tanti professionisti che speravano finalmente in un contratto a tempo indeterminato si sono ritrovati ancora una volta con il cerino in mano. “Non abbiamo abbastanza soldi” è la versione ufficiale del governo. Intanto, il ministro della Salute Roberto Speranza sta allestendo l’ennesima task force anti-Covid, per la quale evidentemente le risorse, invece, non mancano.

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