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Utilità dei Garanti dei diritti in Italia e la presa in giro del bonus psicologo

Pubblicato il 18/02/2022 18:21

L’infondatezza di una norma che impedisce a dei ragazzi sani di fare sport è ormai chiarissima a tutti, perfino alla politica ed alle Federazioni. Ma considerato che i ragazzi italiani non votano, non sono una lobby e non hanno da dare in cambio qualcosa ai politici, ci si disinteressa di loro, si finge non esistano. E facendolo si pregiudica il loro futuro, la loro crescita, il loro benessere psico fisico già provato da due anni terribili nei quali l’Italia ha demandato alle famiglie ogni azione per sostenere ragazzi privati della socialità, della scuola, dello sport, della vita stessa.
Tra gli studi più accurati che spesso abbiamo citato per rendere chiaro il fatto che queste misure sanitarie italiane sono prive di ogni fondamento scientifico, vi sono uno studio dell’ università di Harvard, pubblicato sull’European Journal of Epidemiology, effettuato analizzando dati provenienti da 68 stati e 2947 contee degli USA, il quale ci dice che l’incremento dei casi di Covid-19 non è correlato alla percentuale di vaccinazione e che quattro dei cinque paesi con la più alta percentuale di vaccinazione del pianeta, compresa tra 84.3% e 99.9%, venivano identificati (al momento della pubblicazione) come paesi ad alto rischio di contagio dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Uno studio effettuato nel Regno Unito su casi di variante Delta, pubblicato sulla rivista The Lancet Infectious Diseases, riporta che i soggetti completamente vaccinati hanno una carica virale paragonabile a quella dei non vaccinati e possono trasmettere efficacemente il virus all’interno degli ambienti domestici, anche a contatti completamente vaccinati.
Basterebbe questo in un paese civile e democratico a far crollare tutte le menzogne fino a qui raccontate agli italiani e ripristinare la democrazia mortificata. Ma in Italia si crede che i cittadini siano ignoranti, che non vedano i dati, gli studi scientifici internazionali, che ignorino le statistiche ufficiali, che non vedano la direzione presa da tutti i paesi nel mondo. Oggi l’Italia è isolata, derisa, martoriata, mente ai propri cittadini e invoca restrizioni sempre più stringenti senza alcun fondamento.
Un mese fa circa perfino Amnesty International ha lanciato un appello all’Italia affinché non utilizzasse il green pass come misura discriminatoria verso i cittadini e perché nessuno ledesse i diritti fondamentali di ognuno di noi. Ebbene questo, come tanti altri appelli è caduto nel vuoto. Nessuno ci ha riflettuto, nessuno lo ha tenuto in considerazione, nessuno ha ritenuto di dover intervenire.
I ragazzi italiani si trovano così in un limbo che li punisce, li discrimina, li etichetta ogni giorno di più sopprimendo le loro speranze, i loro sogni e i sacrifici fatti per dedicarsi allo sport.

I ragazzi italiani la mattina vivono 6 ore in classi pollaio dove nessun Green pass viene loro richiesto, fanno educazione fisica in palestre per lo più al chiuso senza che nessun green pass venga loro richiesto, ma il pomeriggio viene loro impedito di fare sport anche all’aperto.
Quello che va sottolineato, a nostro avviso, è anche il costo sociale di queste scelte della politica italiana. Il benessere psico fisico ormai così fortemente compromesso come dimostrato da centinaia di studi scientifici. Il costo sociale al quale invece che rispondere con azioni volte a superare i limiti di norme sconclusionate, il Governo italiano risponde con il Bonus psicologico. Non serve. Non basta. Non è questa la risposta che i ragazzi attendono.
Liberare i giovani italiani darebbe speranza, fiducia e visione nel futuro. Costringerli ancora a non poter vivere le loro vite è disumano, insensato dal punto di vista sanitario e anche anti economico.
Tali esclusioni dal mondo dello sport risultano ancor meno giuste tanto più oggi il calo dei contagi e dell’occupazione delle terapie intensive in Italia è drasticamente calato.
Ad oggi tre Garanti per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza hanno dichiarato la loro posizione forte contro le misure adottate dal Governo italiano.
Riportiamo le parole di alcuni di loro perché siano da monito per tutti.
«È semplicemente inammissibile, per un Garante dei diritti dei minori, non dare voce a quelle che sono le espressioni di grave disagio e legittima protesta a causa delle ulteriori e gravi limitazioni dei diritti fondamentali della persona. Rivolgo il mio personale disappunto e indignazione per quello che si può definire come un cervellotico e assurdo meccanismo di controllo sociale, il cosiddetto green pass nelle sue molteplici declinazioni». Così Fabio Biasi, Garante dei minori di Trento, che ha scritto a presidente della Provincia, al commissario del governo e all’Autorità garante per l’infanzia in merito alle misure di contenimento della pandemia per quanto riguarda trasporti scolastici, accesso alle attività sportive e ricreative, mense, regole di accesso alle scuole di ogni ordine e grado e quarantene differenziate a seconda dello stato vaccinale degli studenti. «I provvedimenti introdotti dall’esecutivo centrale, purtroppo con il generale sostegno delle autonomie locali, comportano in un continuo crescendo, gravi, violente e ingiustificate limitazioni ai diritti fondamentali di tantissimi ragazzi – si legge nel documento -. Il tutto viene scientemente alimentato da una perdurante e martellante narrazione mediatica tesa a indicare i bambini quali diffusori della malattia con conseguente loro colpevolizzazione. Ricordo che le persone non sono numeri anonimi e freddi da inserire in tabelle per far fronte a compiti
decisionali». «Queste norme, espressione di un potere esecutivo che pretende di disporre autoritativamente delle vite delle persone fino nei minimi dettagli, hanno comportato un generale clima di smarrimento e una pericolosa frattura nelle relazioni tra i cittadini, minando severamente le basi costituzionali per la

promozione della pacifica convivenza civile», si legge nel documento che include l’appello a «restituire ai nostri ragazzi un rinnovato clima di fiducia e gioia di vivere che possa prevalere sulle sempre meno giustificate paure, chiusure ed atteggiamenti preconcetti». «Quali persone titolari di responsabilità istituzionali non possiamo continuare ad evitare di chiederci quanto e quale sia il grado di ansia ed emarginazione inutilmente causato ai nostri ragazzi – si legge nel documento -. Non possiamo non interrogarci su chi e cosa ripagherà tutto questo ammesso che ci possa essere un risarcimento e soprattutto sugli effetti a medio e lungo termine che queste assurde vessazioni comportano».
Camilla Bianchi Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Toscana ha scritto a governo e Regione Toscana per ricordare che “le norme vanno attentamente mediate e calibrate per garantire equa tutela, soprattutto se rivolte a minorenni”
“Evitare ogni forma di discriminazione, anche indiretta” dei bambini, che siano o no vaccinati. A lanciare l’appello la garante per l’infanzia della Toscana, Camilla Bianchi, che ha scritto a governo e Regione per superare o quantomeno temperare le conseguenze legate ai due decreti legge che limitano lo sport e la didattica in presenza per i bambini sprovvisti di green pass. “Le norme – scrive – vanno attentamente mediate e calibrate per garantire equa tutela. Soprattutto se rivolte a persone di minore età che, dopo due anni di emergenza sanitaria, continuano a scontare tutto il disagio e le drammatiche conseguenze della marginalizzazione”. Dopo le numerose segnalazioni pervenute dai genitori, la garante si rivolge a palazzo Chigi e a palazzo Strozzi Sacrati per ottenere un segno di reale
attenzione nei confronti di bambini e adolescenti. Pur riconoscendo che i due decreti del governo sono stati adottati a garanzia della salute pubblica, Bianchi ricorda infatti che “esiste anche il diritto allo sport e all’educazione”.
“La condizione vaccinale delle persone di minore età non può essere un discrimine al godimento di diritti costituzionali ampiamente sanciti e riconosciuti. Peraltro – prosegue – non esiste obbligo di immunizzazione per questa fascia di età ed essendo minori non hanno neanche facoltà di scelta”. Nelle lettere a governo e Regione Toscana la garante ricorda “la netta presa di posizione assunta
da Amnesty international che esorta il governo a non utilizzare il green pass a scopi discriminatori” e se per un verso giudica “ingiustificato e ingiustificabile” non aver considerato il ruolo fondamentale dello sport nella crescita dei giovani, contestualmente lamenta “l’oggettiva differenziazione” introdotta sulle quarantene scolastiche in caso di positività fatto che, conclude la riflessione, “incide gravemente sul diritto costituzionalmente garantito all’istruzione”.

E riportiamo anche la posizione di Francesco Lalla, Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Liguria il quale ribadisce il rischio di disparità di trattamento nei confronti dei bambini senza certificato verde rafforzato non solo nella scuola e sui mezzi di trasporto, ma anche nelle attività sportive e ricreative. «Occorre dare voce al sentimento di grave disagio personale e sociale espresso da molti ragazzi e dalle loro famiglie di fronte alle recenti disposizioni in materia di “Green pass rafforzato” che, di fatto, – spiega – vietano ai ragazzi sopra

gli 11 anni di accedere alle attività sportive, culturali, ricreative, artistiche, sia all’aperto sia al chiuso, di andare a teatro, al museo, o più semplicemente, di mangiare una pizza anche con i loro coetanei, se non sono vaccinati contro il Covid».

Francesco Lalla aggiunge: «Siamo consapevoli dell’importanza di misure idonee alla tutela della salute della collettività per contrastare il coronavirus, ma occorre riflettere sulla necessità di garantire anche il benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi, già duramente provati in questi due anni di pandemia dalle limitazioni in ambito scolastico e sociale, dall’incertezza e confusione tra lezioni in presenza e in dad, fra classi in quarantena e vaccinazioni». Il Garante avverte: «Le attività sportive, culturali, ricreative e il gioco rappresentano un momento fondamentale di socializzazione, di crescita e di sviluppo della personalità dei bambini e adolescenti, sono una cura sana anche contro il disagio minorile, come peraltro dichiarato dalle stesse istituzioni, ed è quanto mai necessario e sensato in questa fase epidemica ponderare le restrizioni in base al rapporto rischi/benefici, aprirsi a nuove idee e iniziative degli attori istituzionali ed educativi, senza creare fenomeni discriminatori in base alla condizione vaccinale e lesivi dei diritti dei minori».

Alla luce di queste prese di posizione forti ci domandiamo dove sia il Garante Nazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, per quale motivo ha deciso di non rispondere agli appelli di milioni di genitori italiani né a quelli dei garanti regionali. Perché non spende una parola per tutelare i diritti fondamentali di così tanti ragazzi italiani?
Chi tutela il Garante?
Di certo non gli adolescenti.

Gli Sportivi
9960 genitori di circa 25 mila ragazzi italiani
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