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UE: sì al gas meno costoso, ma non per l’Italia. L’Europa ci sfregia un’altra volta

Pubblicato il 27/04/2022 19:23

Ebbene sì, Spagna e Portogallo avranno il loro tetto massimo sui prezzi del gas. La decisione è arrivata direttamente da Bruxelles, che dato il proprio benestare per un prezzo che si aggira su meno della metà dei valori di mercato. Ora che un simile provvedimento è stato sdoganato, sarebbe il caso di portare il tema anche in Italia, vista la nostra maggior dipendenza dal gas russo e la conseguente crisi energetica alle porte.
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Sì al tetto massimo sui prezzi

Come riportato su Il Messaggero, l’Unione Europea ha dato l’ok a Spagna e Portogallo per quanto riguarda il tetto massimo sul prezzo del gas metano. Il tema ci riguarda da vicino, considerando anche che le differenze tra la penisola iberica e l’Italia sono molteplici. Madrid e Lisbona possono contare molto più di noi sull’energia rinnovabile e sul Gnl, ovvero il gas naturale liquido. Questi Paesi, infatti, sono dotati di ben sette rigassificatori e non dipendono dall’import via gasdotto come noi. L’Italia sta per attraversare una fase molto critica, rischiando disastri immani se Putin decidesse di chiudere il rubinetto, dirottando il gas russo altrove.
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Il tema è anche italiano

Nella giornata di ieri sono partiti i contatti tra i ministri Roberto Cingolani, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti ed il premier Draghi. Oggi è previsto una nuova tornata di incontri, volti alla preparazione del doppio decreto, tra pacchetto energia e aiuti a famiglie e imprese. Provvedimenti di cui potrebbe arrivare una prima tranche domani in Consiglio dei ministri. Non si esclude di percorrere la via di un blocco al prezzo del metano, similarmente a quanto fatto in Spagna e Portogallo, appunto. Ciò aiuterebbe a calmierare le bollette, mentre i nostri politici impiegano i loro tempo andando a mendicare gas in Paesi del terzo mondo.
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Differenze strutturali

Come sempre, però, bisogna esaminare attentamente sia costi che benefici, tra compatibilità con il nostro mix energetico e benefici per il nostro assetto industriale. Spagna e Portogallo, come detto, contano molto sulle rinnovabili e sul Gnl, forti dei loro sette rigassificatori. Strutture che a noi mancano al momento, dato che in Italia abbiamo soltanto tre rigassificatori: l’Adriatic Lng al largo del delta del Po (8 miliardi di metri cubi), Panigaglia in provincia di La Spezia (3 miliardi) e al largo di Livorno (3,75). Nei giorni scorsi è stato reso noto il progetto di noleggiare due navi per rigassificazione da circa 5-8 miliardi di metri cubi l’una.
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Un provvedimento apripista

Viste le sostanziali differenze nell’impiantistica nazionale, rimangono da vagliare tutte le criticità e i timori sul fatto che Putin possa, di colpo, dirottare il gas russo altrove. Ad ogni modo questo nuovo provvedimento preso per Spagna e Portogallo, per forza di cose, metterà il tema del tetto massimo sul tavolo dell’Europa.
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Draghi non ottenne il consenso

Da alcuni mesi la questione serpeggia tra le stanze di Palazzo Chigi. Tempo addietro, lo stesso Draghi portò una bozza di progetto per un tetto europeo in Consiglio Ue, senza però raccogliere il consenso sperato. Perentorie le resistenze di Paesi come la Germania, la Norvegia e l’Austria, insieme all’Olanda che, tra le altre cose, controlla il mercato del Tff di Amsterdam, che segna il prezzo internazionale del gas. Ora l’Italia tornerà all’attacco verso fine maggio, cogliendo l’occasione del confronto tra i leader degli Stati membri, almeno questo è quanto comunicato da Di Maio. Poi si vedrà.
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I dettagli del provvedimento

L’accordo Ue con Spagna e Portogallo prevede un prezzo massimo di 40 euro al megawattora (10 euro in più di quanto chiedevano in origine Madrid e Lisbona), con una media di 50 euro nel periodo di applicazione del provvedimento, in vigore per un anno, mentre il gas ieri è arrivato a quota 103 euro per megawattora in rialzo del 10%. Questo comporterà per i cittadini iberici un corposo sconto in bolletta di circa il 40%. La precedente proposta italiana portata a Bruxelles ipotizzava, invece, un prezzo di almeno a 80 euro per megawattora. Teniamo però conto che il valore degli ultimi 10 anni è intorno a 60 euro per megawattora.
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Bisogna fare in fretta

Sarebbe il caso di darsi una mossa vista la nostra esposizione in materia di energia. Noi, assieme alla Germania (che non ha alcuna intenzione per il momento di rinunciare al gas russo, al contrario dell’Italia), siamo tra i Paesi che più dipendono dalle forniture di Mosca. Gli attuali prezzi stanno già mettendo in ginocchio interi settori dell’economia nazionale. Bisogna fare qualcosa, e farla presto.

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