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Ucraina, Putin è davvero “prossimo alla resa”? Ecco come stanno in realtà le cose

Pubblicato il 30/03/2022 14:12

Una situazione di estrema difficoltà politica e militare che potrebbe portare, nel giro di pochi giorni, Vladimir Putin alla resa. Lo scrivono in tanti, profetizzando un’imminente conclusione del conflitto in Ucraina, nella convinzione che la Russia non possa tirare avanti ancora a lungo, stretta tra le sanzioni del resto del mondo. Ma le cose stanno davvero così? Di pareri fuori dal coro, in realtà, non ne mancano. Compreso quello di Mara Morini, politologa che alle pagine del giornale Domani ha analizzato in maniera ben diversa la situazione internazionale.

“Putin è all’angolo” ha spiegato di recente il presidente americano Joe Biden. Parole che hanno spinto i giornali a ipotizzare presunte congiure imminenti per sostituire Putin e una prossima “fine dello zar”. Come spiegato da Morini, però, il leader russo sembra godere invece ancora di grande consenso. Un sondaggio dell’istituto VTsIOM gli attribuisce ancora l’80,6% del gradimento tra la popolazione, con un aumento di sette punti nell’ultimo mese.

Un rafforzamento merito dell’incessante propaganda di Mosca, che continua ad alimentare sentimenti antiamericani nell’opinione pubblica: la “guerra delle sanzioni” viene dipinta come “l’ennesima prova di un attacco degli Stati Uniti all Russia”. Le proteste sono state soffocate con politiche sempre più repressive, per le quali i dissidenti rischiano fino a 15 anni di carcere. Il Pil, stando alle stime, dovrebbe contrarsi di 8,5 punti nel 2022, ma al momento il rischio default sul debito sembra essersi allontanato grazie a politiche che hanno ammortizzato gli effetti del primo pacchetto di sanzioni.

“Il rublo sta recuperando, il Cremlino contrattacca con la richiesta di pagare il gas in rubli – ha spiegato Morini – e ha avviato transazioni in yuan cinese. Putin si è dotato nel tempo di una squadra di sicurezza per la sua incolumità personale, e da quando è iniziato il conflitto ha licenziato oltre 1200 persone dell’amministrazione presidenziale”. Un segnale chiaro: chi è contro il presidente è contro la Russia. Ai dissidenti non resta che la fuga o il carcere. E se le difficoltà militari riscontrate nel conflitto possono intaccare la reputazione del leader, Putin può comunque gonfiare il petto “e presentarla come una vittoria per aver fermato il genocidio del Donbass e concluso le fasi di denazificazione”. La guerra, insomma, proseguirà: “È bene non farsi illusioni”.

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