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Soffia forte il vento della Polexit: tra Polonia e Ue la frattura è sempre più netta

Pubblicato il 08/10/2021 14:16

Polexit all’orizzonte? Sicuramente è ancora presto per fare previsioni, ma la frattura tra la Polonia e l’Unione Europea si sta facendo sempre più netta con il passare delle settimane. Tanto di spingere diverse testate a ipotizzare il clamoroso scenario di un passo indietro, sulla falsariga di quanto fatto dal Regno Unito con la Brexit. Anche perché nel frattempo aumentano i rischi che Varsavia non veda i fondi del Recovery Plan.

Soffia forte il vento della Polexit: tra Polonia e Ue la frattura è sempre più netta

Come raccontato dall’Huffington Post, infatti, la Corte costituzionale polacca, guidata dalla giudice Julia Przylebska, ha decretato che alcuni articoli dei Trattati dell’Unione europea sono incompatibili con la Costituzione dello Stato polacco e che le istituzioni comunitarie “agiscono oltre l’ambito delle loro competenze”. Una sentenza molto attesa, ennesimo passaggio di un lungo braccio di ferro tra le parti originato dalla riforma polacca della giustizia: per l’Ue, il nuovo sistema di disciplina dei giudici minerebbe di fatto l’indipendenza del sistema giudiziario.

La riforma della giustizia voluta dal governo polacco aveva già portato all’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Ue, che dopo il pronunciamento della Corte costituzionale ha confermato forte preoccupazione: “La nostra posizione è chiara. La legge dell’Ue ha il primato su quella nazionale. La Corte di giustizia Ue è l’unica che può stabilire la compatibilità tra la legge Ue e quella nazionale, ed è vincolante” ha subito commentato il commissario alla Giustizia Didier Reynders.

E così mentre il governo di Varsavia si rallegrava per la sentenza, ecco arrivare prontissime le minacce del presidente del Parlamento europeo, il nostro David Sassoli: “Una decisione che non può restare senza conseguenze”. Considerando che Bruxelles non ha ancora dato il via libero al Recovery Plan, facile immaginare che l’Ue cercherà di far leva su quei 58,7 miliardi come arma di ricatto per spingere la Polonia a un passo indietro. Con il rischio, però, di uno strappo clamoroso.

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