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Scontro Giorgetti-Gelmini, poi la Lega cede: così si è arrivati al Super Green pass

Pubblicato il 25/11/2021 10:25

Con voto all’unanimità, il Consiglio dei ministri ha dato alla fine il via libera al famigerato Super Green pass, la nuova certificazione virtuale che non sarà più rilasciata di fronte all’esito negativo di un tampone. Tutte le attività che lo richiederanno, dai bar ai ristoranti ai cinema, saranno così accessibili soltanto per i vaccinati e i guariti dal Covid. Per gli altri la socialità sarà sempre più ristretta, anche in zona bianca. Una decisione che ha visto tutti i partiti a sostegno del governo Draghi concordi, anche se non sono mancate le tensioni tra i vari schieramenti.

Scontro Giorgetti-Gelmini, poi la Lega cede: così si è arrivati al Super Green pass

Come rivelato da Francesco Olivo sulle pagine de La Stampa, gli animi hanno iniziato a scaldarsi quando il leghista Giancarlo Giorgetti si è fatto portavoce delle perplessità del suo partito sull’estensione del Super Green pass anche alla zona bianca. A rispondere è stata Maria Stella Gelmini di Forza Italia: “È stata la conferenza dei presidenti a chiedercelo”. Un modo per scaricare la responsabilità della decisione sui governatori, al quale però il ministro dello Sviluppo Economico ha a sua volta replicato: “Questa è una bugia”.

A quel punto la situazione si è incendiata, fino a un difficile tentativo di compromesso. Con i leghisti a insistere: “I governatori, compresi i nostri, hanno chiesto sì il Super Green pass, ma soltanto per le zone gialle e arancioni, escludendo le bianche”. Poi, man mano, la tensione è scesa sotto il livello di guardia, ma la spaccatura è rimasta. Lo stesso Salvini, nelle ore precedenti, aveva telefonato a Draghi per mostrare le sue perplessità di fronte all’idea di escludere da bar, ristorante e palestre i non vaccinati anche in quelle Regioni dove i dati non sono allarmanti.

Alla fine la Lega ha ceduto, accettando il Super green pass sempre valido in cambio di una riduzione dell’estensione: si era pensato di farlo valere fino al 31 gennaio, si è deciso invece di ridurlo al 15. Perplessità sono state espresse anche dal M5S, che ha indicato la possibilità di “crescenti tensioni sociali”. Nessuno, però, ha avuto il coraggio di andare allo scontro, accettando alla fine l’ennesima restrizione alle libertà dei cittadini, che vedono ormai calpestati i propri diritti in maniera sempre più allarmante.

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